Il pandemonio che si sta scatenando sul concorso straordinario per dirigenti scolastici è ormai la prova provata che il sistema sta implodendo e che il meccanismo dei concorsi per prove ed esami ha bisogno di una accurata manutenzione.
Intendiamoci: i concorsi per accedere ai pubblici impieghi è espressamente previsto dalla Costituzione e, fino a che non verrà modificata questa norma della nostra Carta, la regola andrà rispettata e applicata.
Qualche giorno fa un parlamentare di Fratelli d’Italia ha detto che le assunzioni mediante concorso sono state di fatto imposte dall’Unione europea negli anni scorsi, quando al Governo c’era una maggioranza politica diversa da quella attuale, ma forse una migliore conoscenza delle norme che regolano il lavoro pubblico sarebbe necessaria.
I problemi dei concorsi pubblici sono legati soprattutto ad un aspetto: le procedure sono in mano agli uffici del Ministero e rispondono a regole che sono spesso indipendenti dalla volontà politica del ministro di turno.
Negli ultimi anni, per esempio, la politica ha favoleggiato spesso di concorsi annuali, ma è sufficiente conoscere anche solo sommariamente i meccanismi concorsuali per capire che si tratta di un obiettivo del tutto irrealizzabile.
Basta un ricorsetto al TAR e tutto si inceppa.
Adesso, per esempio, la sentenza del Tar Lazio relativa al concorso riservato per ds sta mettendo in discussione persino l’assunzione di 519 nuovi dirigenti.
Per il momento bisogna però aspettare fino al 5 settembre, quando il TAR Lazio si pronuncerà anche nel merito (attualmente c’è soltanto una sospensiva).
E di sicuro non è finita lì perché se il TAR dovesse dare ragione ai ricorrenti, partirà immediatamente la fase successiva con il controricorso al Consiglio di Stato da parte del Ministero dell’Istruzione.
Mentre nel frattempo centinaia di istituti scolastici in tutta Italia rimarranno vacanti e dovranno essere affidati a dirigenti reggenti, con buona pace degli annunci mediatici del ministro Valditara che da tempo sostiene che eliminare le reggenze è un obiettivo prioritario del suo mandato.
Per tentare di velocizzare le operazioni, con gli ultimi concorsi, la classica prova scritta è stata sostituita con i “quiz a crocette”, ma neppure questo è stato sufficiente perché ci si è accorti che il test è stato superato da un numero elevato di candidati così da mettere a rischio lo svolgimento della prova orale in tempi ragionevoli.
Tanto che con un recente provvedimento legislativo è stato stabilito che nei prossimi concorsi per docenti bisognerà comunque consentire l’accesso alle prove orali solo ad un contingente prefissato di concorrenti (sempre che la giustizia amministrativa non abbia da ridire su questo meccanismo).
Insomma: le procedure in vigore sono complesse e farraginose e avrebbe bisogno di correttivi importanti.
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