Non sono pochi i docenti di ruolo che immaginano un’evoluzione della propria carriera (alquanto magra di soddisfazioni economiche) in scuole dove si possa perlomeno spendere un ricco bagaglio professionale a vantaggio di studenti motivati.
Opportunità che, stando alle statistiche sulle selezioni, parrebbe offerta dalle scuole militari, a cui si accede mediante un apposito e pubblico concorso a cattedra. Una regola a salvaguardia della credibilità delle Istituzioni, dovendo i vincitori di concorso transitare dal MIUR al Ministero della Difesa, per svolgere la funzione docente in un delicatissimo compito: la formazione di giovani in divisa, probabili futuri vertici delle Forze Armate. Ecco perché la norma istitutiva della procedura concorsuale per le scuole militari dettò a suo tempo, nel 1995, regole generali molto severe per il conferimento delle cattedre, per assicurarsi docenti di elevata professionalità e grande preparazione culturale e disciplinare. Tuttavia, nei bandi che concretamente le singole scuole militari indicono periodicamente per coprire i posti vacanti, le regole di ammissione e i criteri stabiliti per le graduatorie di accesso non di rado risentono di aggiustamenti “fatti in casa”. Alcuni dei quali sembrano talvolta smentire lo spirito della norma generale, come, per esempio, l’eliminazione del requisito di aver vinto almeno un concorso ordinario. Così come viene dato un peso irrisorio alle pubblicazioni scientifiche, nonostante il decreto attuativo del 1995 preveda che la commissione giudicatrice tenga “esclusivamente conto del valore scientifico e didattico dei concorrenti” (un libro, per la commissione della Scuola Militare di Milano, vale solo tre punti, proprio come un anno di normale servizio prestato presso una scuola militare). Inoltre, se si confrontano i criteri di valutazione delle due scuole militari dell’Esercito (pubblicati nel sito del Ministero della Difesa), si riscontrano notevoli differenze nei criteri di attribuzione dei punteggi, senza riuscire a comprenderne la ratio (ad esempio, la Scuola Militare di Napoli valuta il punteggio di laurea, la Scuola Militare Teulié di Milano no).
Un’altra stranezza riscontrata riguarda una regola recentemente introdotta nell’ultimo bando di concorso (maggio 2017), regola per cui l’accesso viene interdetto a quei docenti, già vincitori di concorso presso le scuole militari, nei confronti dei quali vi sia stato un provvedimento di restituzione ai ruoli del MIUR. La clausola non appare di facile lettura, in quanto – premesso che per restituzione al MIUR si intende semplicemente il rientro in una scuola ordinaria cessata l’esperienza nella scuola militare – non si comprende quali potrebbero essere le ragioni che rendano opportuna la non ammissione al concorso di chi abbia sperimentato tale esperienza, magari anche con il massimo della passione e della dedizione. Un atto amministrativo inquadrabile come provvedimento di restituzione ai ruoli del MIUR potrebbe, infatti, derivare dal trascorrere di un periodo massimo di permanenza (come per i docenti all’estero, anche se i vincitori di concorso presso le scuole militari sono posti a disposizione del Ministero della difesa a tempo indeterminato). Oppure potrebbe trattarsi dell’esito di un provvedimento richiesto dallo stesso docente “restituito”. O forse anche contro la volontà del docente “restituito”: in questo caso tuttavia, per essere più chiari, sarebbe meglio parlare di allontanamento ! Queste distinzioni però – a quanto pare – non hanno alcuna rilevanza, venendo assimilate tutte le tre ipotesi in un’unica formulazione; con il risultato che il bando di concorso ha di fatto dichiarato non ammessi a partecipare tutti i docenti che siano stati nella loro carriera prima distaccati presso una scuola militare e poi siano rientrati nelle scuole del MIUR. Evidentemente, questa norma introdotta “ad hoc” potrebbe avere qualche ragione particolare, anche se non meglio identificabile. Ma c’è qualcosa che non torna, scorrendo gli elenchi degli ultimi vincitori del concorso alla scuola militare Teulié di Milano, sembrerebbe vi sia un docente già vincitore di concorso presso un’altra scuola militare, che risulta, nello scorso a.s. 2016/17, negli organici di un liceo milanese. Ovviamente, dopo essere stato necessariamente “restituito ai ruoli del MIUR”. Ma allora queste regole che poi non vengono rispettate a cosa servono? A confondere gli aspiranti partecipanti? Per chi sono state confezionate ad arte? Speriamo non servano per attuare “chiamate dirette” travestite da concorso, prive persino delle farraginose garanzie minime della Legge 107.
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