Tra le richieste dei sindacati al Miur nella trattativa relativa al concorso lasciano molto sconcertati alcuni punti che sembrano voler facilitare l’accesso al ruolo, riducendo però la qualità e le caratteristiche di professionalità dei futuri insegnanti: l’ipotesi di eliminare la prova preselettiva, la forte incidenza nel punteggio degli anni di insegnamento realizzati come precari, ma soprattutto la possibilità di accedere al concorso per il sostegno senza avere il titolo di specializzazione avendo tre anni di docenza come precari.
Se le prime proposte preludono alla rilevanza dell’esperienza come assolutamente prioritaria rispetto alla selezione operata dal concorso, l’ultima va in violazione della legge 104/1992 che stabilisce il diritto degli allievi con disabilità ad avere insegnanti specializzati e risulta essere decisamente offensiva, oltre che una violazione di diritti, per tutti coloro che con grande sacrificio hanno frequentato i corsi di specializzazione, comprensivi di 300 ore di tirocinio, per acquisire una formazione adeguata a questo delicatissimo compito.
Se i sindacati fossero davvero consapevoli delle condizioni disastrose in cui versa la scuola italiana, tranne alcune situazioni di particolare eccellenza, non dedicherebbero le loro energie a ridurre la formazione degli insegnanti ma piuttosto, al contrario, a fare in modo che si tornasse ad avere dei corsi abilitanti comprensivi di una fase di tirocinio per tutti, in modo tale da non avere, come quasi sempre succede, insegnanti che hanno imparato questo mestiere così difficile commettendo errori sulla propria pelle e su quella dei loro allievi, con effetti disastrosi in termini sia di burnout per gli insegnanti che di efficacia dell’azione di insegnamento.
Quella che dovrebbe essere la scuola di tutti, la scuola che la Costituzione vuole garantire e la scuola che Calamandrei definiva un organo costituzionale, non funziona.
Ne sono testimonianza il 15% di persone convinte che l’olocausto non sia mai esistito e le tante persone disposte a credere a qualunque sciocchezza che venga diffusa sui social network, anche a fini elettorali.
Forse possiamo trovare una correlazione con quel 23% di persone NEET, che non sono né in formazione, né a scuola, né occupati, che sicuramente costituiscono una base elettorale consistente per tutti coloro che, attraverso false notizie o manipolazione delle stesse, riescono a raccogliere facili consensi verso politiche potenzialmente molto pericolose anche per i sindacati stessi, visto che in una tale concezione del mondo potrebbe tranquillamente trovare spazio l’idea di sindacato unico, che qualcuno aveva già prospettato di recente.
Abbiamo bisogno di insegnanti preparati dal punto di vista psicopedagogico, metodologico-didattico e relazionale, oltre che nella conoscenza delle loro materie di insegnamento, altrimenti, continuando a condurre lezioni frontali trasmissive, uguali a quelle che venivano utilizzate nella scuola d’elite riservata alle classi sociali superiori, riusciremo ad agganciare solo pochissimi dei ragazzi provenienti dai ceti sociali meno abbienti.
La maggior parte di questi considera la scuola come nemica o tuttalpiù irrilevante, non riuscendo così a sviluppare quelle forme di pensiero critico che permettono di raccogliere le informazioni necessarie e una capacità di comprensione dei fenomeni ambientali e sociali nei quali sono immersi.
Tra i danni prodotti dalle riforme non tralascerei inoltre la malsana idea di condurre l’insegnamento della storia con una linearità tra il terzo anno di scuola primaria e il terzo anno di scuola media, senza adottare più il principio della ricorsività dei processi di apprendimento. Questo ha fatto sì che quasi nessuno dei bambini del quinto anno della scuola primaria venga a conoscenza dei fatti della Seconda Guerra Mondiale e siccome molti dei ragazzi provenienti da strati sociali deprivati culturalmente nella scuola media hanno un atteggiamento di ostilità o di disinteresse, non studieranno mai questi temi importantissimi neanche in terza media.
Non escluderei che questa strutturazione dei programmi di storia, secondo i quali nella scuola primaria si studia dall’epoca primitiva fino all’Impero Romano e poi nella scuola media dal Medioevo ai tempi recenti, possa essere una delle cause dell’ignoranza rispetto all’olocausto.
Il resto del danno è prodotto dalla difficoltà di molti insegnanti che non hanno avuto una formazione e un tirocinio adeguati a favorire l’apprendimento di tutti gli allievi e non solo di quelli già predisposti allo studio da parte delle famiglie.
Penso quindi che l’azione dei sindacati non dovrebbe essere rivolta a rendere i concorsi più facili per accedere con più facilità all’insegnamento, ma, al contrario, dovrebbe puntare ad una formazione più efficace, in modo tale che gli insegnanti siano in grado di gestire anche classi difficili e di insegnare anche ad allievi provenienti da un retroterra socio-culturale debole. E questo può avvenire solo con un adeguato tirocinio.
Darebbero così un contributo positivo alla realizzazione della scuola per tutti, prevista dalla nostra Costituzione, e alla loro stessa esistenza.