Abbiamo pubblicato la notizia dell’imminente concorso pubblico per 123 nuovi dirigenti scolastici della PA. Approfondiamo ora i tempi e le modalità di svolgimento delle nuove prove, nelle linee generali già preannunciati nella riforma Madia della PA.
Sui tempi, confermiamo che sono strettissimi: entro un mese, al massimo metà gennaio, assicura ancora l’Ansa, saranno approvate delle “linee guida ad hoc”. Con le principali novità che arriveranno, come anteprima, proprio nella selezione per identificare i 123 nuovi dirigenti pubblici.
Tra le abilità più ricercate figurano, assicura chi ha visionato il provvedimento controfirmato dal ministero della Funzione pubblica e dal Mef, ci sono quelle del manager moderno: “si dovrà dimostrare di saper uscire da situazioni difficili e impreviste (problem solving) e di avere leadership”.
A differenza del concorso a preside, per la prima volta organizzato in toto dal Miur, quello per dirigenti pubblici verrà allestito dalla Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna), che si occuperà anche della formazione post-selezione.
“Il bando, con il dettaglio delle prove, è ancora allo studio, ma c’è la volontà di inserire test pre-selettivi in cui dovrebbero comparire elementi attitudinali e di logica, come già avviene in ambito Ue”, preannuncia ancora l’Ansa, facendo riferimento alla necessità di avvicinare le modalità selettive all’Unione Europea.
Le novità non mancano anche per le vere e proprie prove concorsuali: gli scritti, innanzitutto, non saranno ad esempio più contrassegnati dal tema, generale o specifico; al suo posto arriva la richiesta di sviluppare “un dossier con un caso concreto da affrontare”.
Pure il colloquio finale, per i candidati dirigenti che non saranno fermati prima, sarà rinnovato ed orientato a verificare le cosiddette “competenze trasversali”: nella valutazione potrebbero rientrare “le cosiddette ‘soft skill’, ovvero le capacità più puramente manageriali”.
Insomma, la via è tracciata: il dirigente pubblico vecchia maniera, con una solida preparazione accademica, ma non sempre orientato al lavoro d’equipe, possiamo metterlo nel dimenticatoio. Al suo posto arriva, con la riforma della PA, l’esperto di relazioni e di risoluzione dei problemi, pronto a cambiare faccia a seconda dell’esigenza di turno per affrontarle con disinvoltura
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