Concorso a cattedra, fioccano le critiche. E presto arriveranno i ricorsi
Ha riscosso decisamente più critiche che apprezzamenti la pubblicazione del concorso pubblico per 11.542 docenti. Ad iniziare dai sindacati, che in assoluto reputano positivo il ritorno della procedura selettiva diretta ma non gradiscono le modalità (ed il mancato coinvolgimento) con cui il Miur vi è pervenuto.
Secondo Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, è “condivisibile l’obiettivo di rimettere in funzione un canale ordinario di reclutamento fermo ormai da 13 anni: la piena salvaguardia dei diritti e delle attese di chi è in graduatoria a esaurimento, che la Cisl Scuola ha sempre rivendicato con forza, non può infatti trasformarsi nella negazione sine die delle aspettative di chi non vi è incluso”.
Tuttavia, Scrima condanna “il modo in cui si arriva a questo concorso”, perché “rischia di creare, in realtà, più problemi di quanti ne dovrebbe risolvere. Il bando viene emanato sotto la pressione di un’urgenza di cui si fatica a comprendere le ragioni”. Secondo il leader della Cisl Scuola la fretta è, infatti, “sempre cattiva consigliera”, oltre ad aver “visto sacrificate oltre misura le occasioni di un serio confronto: ne è scaturito un bando di concorso che fornisce troppi spunti di possibile contenzioso”.
Scrima, evidentemente, conosce ormai bene l’Anief. Il cui comunicato, infatti, arriva come un fiume in piena. Per il sindacato guidato da Marcello Pacifico il concorso è stato “bandito grazie a una legge di 18 anni fa che è stata subito violata” E per questo annuncia una “pioggia di ricorsi”. Ad iniziare da dalla negata possibilità di parteciparvi a “tutti i laureati dell’ultimo decennio e ai docenti già di ruolo: si tratta di esclusioni clamorose, di cui il Ministero dell’Istruzione dovrà dare spiegazione in tribunale”.
"Un concorso pubblico regolato dal Testo Unico del 1994, come quello bandito dal ministero dell’Istruzione – ha detto Pacifico – deve obbligatoriamente rispettare i parametri della normativa vigente. Altrimenti vanno cambiate le regole attraverso nuove leggi approvate dal Parlamento e dagli organi competenti. Cosa che il ministro Profumo non ha fatto".
L’Anief ha annunciato che i ricorsi riguarderanno, inoltre, la soglia di 35/50 come punteggio minimo del test preselettivo; l’obbligo della prova in lingua straniera nella scuola elementare; l’obbligo dell’accertamento della conoscenza della lingua straniera all’orale per tutti i candidati; la facoltà di optare per il punteggio più favorevole acquisito in un precedente concorso; la permanenza nelle graduatorie; l’allestimento di una graduatoria di merito di validità triennale.
Nei giorni scorsi, per completezza, di ricorsi contro il concorso a cattedra aveva parlato anche la Flc-Cgil, sostenendo, tramite il proprio segretario generale Mimmo Pantaleo, che sarebbe stata ormai l’unica possibilità per opporsi ad una forma concorsuale reputata troppo selettiva prima ancora di essere avviata.
Più morbido, ma non esente da critiche è il parere di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. “Non mettiamo in dubbio – ha detto il sindacalista – che il concorso sia una grande opportunità. Anzi siamo stati i primi a chiedere che fossero ristabiliti i criteri naturali di selezione della classe docente. Non è, insomma, il concorso in sé che osteggiamo ma questo in particolare”. Tuttavia, “mettere in piedi la macchina concorsuale – continua Di Meglio – senza aver prima affrontato i problemi di tutti coloro che sono già abilitati all’insegnamento, costituisce solo un grande spreco e mostra l’indifferenza ministeriale nei confronti dei precari”. La Gilda, infine, ribadisce la sua contrarietà sul metodo seguito dal Miur fino a questo momento: “Mai, fino a ora – conclude il leader della Gilda – un ministro aveva fatto un passo così importante come quello di indire un concorso senza curarsi di consultare i sindacati e ascoltare il loro parere”.
Reazioni, perlopiù negative, sono giunte anche a livello politico. “Le regole del ‘nuovo" concorso – commenta Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione di palazzo Madama – sono del 1998 e già questo la dice lunga su quello che viene presentato come un passo avanti, mentre in realtà è un brutto salto all’indietro, ignorando i giovani e soprattutto l’urgenza di definire regole più corrette per filtrare il merito e garantire omogeneità di valutazione sul territorio”. Secondo Pittoni, non vengono soprattutto “rispettate nel loro insieme le quattro categorie interessate e cioè iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, nuovi abilitati, abilitandi e non abilitati che hanno maturato un certo periodo di servizio”. Come già rilevato dalla nota illustrativa della proposta di riforma del reclutamento della Lega, “non prendere in considerazione le peculiarità anche di una sola di queste categorie, può generare scontro sociale, mettendo a rischio l’intero progetto”. E per Pittoni è “esattamente quello che sta succedendo…” visto che il concorso viene bandito “non certo per i giovani neolaureati sprovvisti di abilitazione. E pure gli abilitati si contenderanno nell’arco di due anni una cattedra su una disponibilità complessiva di soli 12 mila posti, di cui solo un quarto al Nord. Il tutto al costo di alcuni milioni, che si poteva impiegare per potenziare il servizio”.
Parole al vetriolo anche da parte di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: “il ministro Profumo, senza dar retta alle numerose proteste, a partire dalla manifestazione di sabato scorso, e neppure alla presa di posizione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, ha confermato, con la pubblicazione del bando, la sua scelta demagogica di indire il concorso-truffa per una manciata di cattedre. Noi stiamo coi precari e pensiamo che il concorso sia una farsa: per difendere la scuola pubblica ci vuole ben altro, un’inversione totale di tendenza, dopo gli sfaceli e i tagli degli ultimi anni”.
Ferrero conferma, quindi, l’adesione del partito alle “mobilitazioni dei prossimi giorni, a partire dalle giornate di lotta indette dalle organizzazioni studentesche per il 5 e il 12 ottobre e dallo sciopero della scuola indetto dalla FLC per la stessa giornata del 12”.