Si allunga la coda di polemiche per l’organizzazione del “concorsone” per docenti, bandito dal Miur con il D.D.G. del 24 settembre 2012, n. 82. Dopo che a fine agosto si sono rivelate veritiere le denunce dei sindacati, come l’Anief, che da tempo avevano prospettato la mancanza di posti per i vincitori della procedura concorsuale, con migliaia di immissioni in ruolo rimandate al prossimo anno scolastico (nella migliore delle ipotesi), stavolta le cattive notizie arrivano dalla pubblicazione delle prime graduatorie definitive riguardanti la selezione svolta nel Lazio.
Su questo argomento i sindacati di categoria, Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, hanno scritto un comunicato unitario, nel quale sostengono che “la ritardata conclusione delle procedure concorsuali ha determinato un grave danno ai vincitori, i quali, ai fini dell’assunzione, non hanno potuto fruire dei posti disponibili al 1° settembre 2013, ancorché il bando di concorso prevedesse esplicitamente (art. 1) che i posti dell’anno scolastico 2013/14 e quelli del successivo 2014/15 fossero loro destinati”.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori quanto accaduto in estate rappresenta un danno insanabile: perché “non potrà essere riparato neanche dall’estensione della validità della graduatoria al 2015/16, poiché sottrae ai vincitori un anno di carriera che non potrà essere recuperato. Nel frattempo, i posti disponibili per le immissioni in ruolo sono stati attribuiti a graduatorie riconducibili al 1999, se non al 1990(!)”.
Ma non finisce qui: “al ritardo, si aggiungono disdicevoli anomalie della procedura concorsuale. Diversi candidati, che pure avevano superato le prove scritte (risultato del quale sono venuti a conoscenza solo dopo aver prodotto istanza di accesso agli atti, ai sensi della legge 241/90) hanno ricevuto provvedimenti di esclusione per difetto dei titoli, che, in realtà, non sembrano difettare affatto. Tale esclusione, in un concorso organizzato in modo efficiente, avrebbe dovuto essere eventualmente notificata prima dello svolgimento delle prove orali, al fine di raccogliere le controdeduzioni dei candidati e di porre rimedio ad eventuali errori. Ora, concluse le prove orali, i candidati possono solo esperire i rimedi giurisdizionali (ricorso al TAR), con spese e ulteriori strascichi della procedura”.
I sindacati, infine, puntano il dito sulla valutazione dei titoli. Sostengono che il Miur avrebbe “indotto in errore molti candidati, richiedendo, in fase di presentazione della domanda (tutta per via telematica) una doppia dichiarazione dei titoli: una, su apposita scheda, ai fini della partecipazione al concorso e l’altra a fini meramente statistici (scheda Professionalità docenti), con il risultato che molti concorrenti hanno compilato solo quest’ultima, ritenendola valida. Il MIUR ha sì inviato una email ai partecipanti al concorso, per avvertirli della necessità di dichiarare ex novo i titoli, ma non tutti sono stati raggiunti dal messaggio”.
L’eccesso di burocrazia, unito ad una mancata chiarezza sulle procedure da svolgere in fase di presentazione titoli, avrebbe fatto il resto. Con il risultato di giungere in diversi casi alla “mancata valutazione dei titoli posseduti, in quanto non correttamente dichiarati, compreso lo stesso titolo di accesso, che, al di là di un’esplicita dichiarazione, i candidati non possono non avere, se non a pena di mancanza dei requisiti per la partecipazione al concorso. E, tuttavia, neppure quest’ultimo, nella nostra regione, diversamente da quanto avvenuto altrove, è stato preso in considerazione e valutato dall’Amministrazione”.
Per Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola quella del “concorsone” si sta rivelando, almeno nel Lazio, “una vera e propria debacle”, causata “dall’Ufficio Scolastico Regionale”. E “da cui è facile prevedere l’originarsi di un lungo contenzioso”.