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Concorso a cattedre, già fioccano le proteste

Il ritorno del concorso a cattedre è stato reso pubblico da pochissimi giorni, il bando uscirà a fine settembre ma già fioccano le proteste. Tra i più agguerriti contro la selezione, riservata in larghissima parte a precari già in possesso di un’abilitazione, è l’Italia dei Valori: in un comunicato congiunto, firmato da Giulia Rodano, responsabile Cultura e Istruzione dell`IdV, Letizia Bosco e Ilaria Persi, responsabili scuola dell`IdV, appoggiati dal leader Antonio Di Pietro, “si spaccia per nuovo quello che nuovo non è”. In realtà, il concorso sarebbe solo “l`ennesima bugia contro i giovani”, perchè, spiegano gli esponenti IdV “a partecipare al concorso saranno ammessi, non le nuove leve, come il Ministro e gli organi di stampa vorrebbero farci credere, ma esclusivamente insegnanti già abilitati, cioè i precari della scuola”.
“Si tratta – proseguono – di persone che lavorano da anni negli istituti scolastici, non per caso o per grazia ricevuta, ma proprio perché hanno già superato prove concorsuali. Questo concorso, quindi, non è per giovani nuovi insegnanti, come dice il ministro Profumo, semmai per i già collaudati insegnanti precari, che evidentemente il governo ha deciso di mettere in croce, non contento dei pesantissimi tagli a cui questa categoria di lavoratori è stata sottoposta negli ultimi anni”.
“In questo modo – concludono Rodano, Bosco e Persi – si innesca una guerra tra precari, si condannano i giovani all`instabilità perenne e non si risolve in nessun modo il problema del precariato”.
L’annuncio del concorso ha inoltre alimentato una serie di iniziative di protesta contro l’operato complessivo dell’attuale amministrazione scolastica centrale. E non solo. Tra le più originali e simpatiche segnaliamo quella attuata dal gruppo autogestito “Partigiani Urbani Resistenza Pubblica” di Reggio Emilia, nel corso della Festa nazionale democratica dove il 27 agosto è stato presente anche il ministro dell’Istruzione: dimostrando di possedere molta fantasia, proponendo forme di contestazione sinora mai sperimentate, il raggruppamento ha inventato una provocatoria composizione di “Profumo di Gelmini”. Mentre l’attuale responsabile del Miur annunciava alla platea gli innovativi contenuti del nuovo concorso a cattedre e le caratteristiche del docente del futuro,
i “Partigiani Urbani Resistenza Pubblica” di Reggio Emilia distribuivano a passanti un cartoncino a forma di campione di profumo, con scritte le ragioni della protesta. “L’innovativo Profumo risolve la scuola, la concentra in un touch, perché Internet è come Gutenberg, una rivoluzione a domicilio”, c’era scritto sui simil-campioncini.
“Profumo di Gelmini – si leggeva inoltre – è la nuova fragranza a base di quiz da indossare nella scuola dematerializzata, impalpabile, un bouquet di Fioroni paradisiaco, che premia la fede e moltiplica miracolosamente solo i docenti teologi in odore di santità. La nuova essenza contrasta l’aroma troppo intenso delle classi pollaio e negli atenei il numero chiuso inodore. Il futuro è un solo straordinario insegnante, un solo pensiero per milioni di studenti nel mondo, perché tutti – concludeva il polemico testo a supporto del campioncino – hanno diritto a un Profumo unico”.
Alessandro Giuliani

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