Nulla di buono, quantomeno per il momento, per le migliaia di ricorrenti che hanno ancora una volta sfidato il Ministero dell’Istruzione nelle aule dei tribunali.
Se da un lato la senatrice Puglisi gongola e punta il dito contro gli “azzeccagarbugli” all’indomani delle prime pronunce negative del Tar Lazio sui ricorsi proposti avverso il bando del nuovo concorso a cattedre, dall’altro continuano a giungere notizie per nulla confortanti per i ricorrenti.
Solo nei giorni del 19 e 20 aprile il Presidente della sezione III bis del Tar Lazio ha infatti depositato circa 38 decreti con cui ha respinto altrettante richieste di ammissione con riserva al concorso, fissando l’udienza di discussione innanzi al Collegio per il giorno 19 maggio.
Nulla di strano, se non fosse che le prime prove scritte per alcune classi di concorso avranno inizio già a far data dal prossimo 28 aprile, e si susseguiranno giorno per giorno per singole classi di concorso.
Questo particolare sembrerebbe essere sfuggito in sede di decisione delle richieste di ammissione con riserva, considerato che il Presidente ha motivato il rigetto sull’istanza di ammissione con riserva “in ragione della tempistica procedimentale prevista relativa all’espletamento delle prove, che individuano come data ultima il 31 maggio, pertanto successiva a quella fissata per l’esame collegiale della domanda cautelare”.
In effetti non appare condivisibile la motivazione del diniego, sol se si pensi che le udienze fissate per la discussione delle domande cautelari (oltre a quella del 7 e del 21 aprile scorsi) sono previste per i prossimi 5 e 19 maggio, quindi ben oltre l’inizio delle prove scritte.
Non si comprende, quindi, come possa ritenersi utile nell’ottica della tutela d’urgenza, discutere la richiesta di ammissione con riserva al concorso quando le prove, quantomeno per alcune classi di concorso, saranno già state svolte e ciò, a maggior ragione, ove si pensi che l’ipotesi di prove d’esame suppletive per i ricorrenti è da considerarsi quantomeno remota.
L’auspicio è che, al massimo nelle prossime ore, possa intervenire qualche intervento chiarificatore da parte del Consiglio di Stato quale giudice d’appello, cui si saranno certamente già rivolti i ricorrenti i cui ricorsi sono stati già respinti in esito all’udienza del 7 aprile.
Di certo la vicenda non si fermerà qui, con buona pace della senatrice Puglisi che, probabilmente, non ha in simpatia una certa classe forense che, da anni, a tutela del diritto al lavoro costituzionalmente garantito, ha messo puntualmente alle corde l’amministrazione scolastica nelle aule di Giustizia.
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