Nell corso del video-messaggio del 13 maggio, il premier Renzi ha parlato anche di “concorsone”, la strada più difficile ma anche la più ambita perché porta gli aspiranti docenti direttamente all’immissione in ruolo: il premier ha fatto intendere che la selezione si svolgerà il prossimo anno. E pure nella lettera, al punto II, ha scritto: “Bandiamo un concorso per altri 60 mila posti il prossimo anno”.
Una mezza conferma del posticipo del concorso al 2016, la troviamo anche nel testo del nuovo ddl (art. 8, comma 12-quinquies), dove c’è scritto che “il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, ferma restando la procedura autorizzatoria, bandisce, entro il 1° ottobre 2015, il concorso per titoli ed esami per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente per le istituzioni scolastiche ed educative statali ai sensi dell’articolo 400 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, come modificato dalla presente legge, per la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili nei limiti delle risorse finanziarie disponibili nell’organico dell’autonomia”.
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Ora, chi sperava in un concorso a cattedre imminente è rimasto deluso: anche se manca l’ufficialità, è sempre più probabile che test selettivi e prove (scritte e orali) si svolgeranno solo nel 2016.
Intanto, anche il ministro Giannini, nel corso di una trasmissione radiofonica su Rai1, ha parlato di concorso in programma subito dopo l’approvazione del ddl. Parlando del male endemico delle supplenze, Giannini ha tenuto a dire che “se riusciremo, come riusciremo, con questo ddl a tirare una riga al fenomeno drammatico, anomalo del precariato storico da un lato chiudiamo le graduatorie storiche assumendo queste centomila persone, dall’altro diamo subito una prospettiva a tutti coloro che da anni la aspettano, di fare un concorso che poi diventerà l’unico meccanismo costituzionale per entrare nella scuola”.
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