Concorso a Ds in Lombardia: con la conclusione dell’udienza si aprono i commenti

Il comunicato della Disal recita dice: “Si è conclusa poco fa la l’udienza del Consiglio di Stato a Roma per la questione delle Dirigenze scolastiche in Lombardia. Tutte le componenti della causa erano presenti. L’avvocato Zenga, in rappresentanza di alcuni concorrenti al concorso, ha chiesto al Consiglio di Stato una rapida pubblicazione della sentenza così da risolvere il problema della scuola lombarda. Come associazione confidiamo che la sentenza venga pubblicata al più presto per evitare che ulteriori prolungamenti producano un esito negativo per i tempi non più sufficienti per dare alle scuole nuovi presidi titolari. In assenza di giusta soluzione, i dirigenti di Disal valuteranno iniziative a difesa del bene delle scuole e della dignità della propria professione, poiché fin dall’inizio Disal ha ritenuto un grave danno, alla scuola in genere, a ciascuna delle Istituzioni scolastiche implicate ed alla professione dirigente la mancanza di un Capo di Istituto stabile e quindi in condizione di potersi dedicare alle esigenze della comunità scolastica“.
E il comunicato dell’Anp: “Si è conclusa attorno alle 16.00 di oggi l’attesa udienza alla VI Commissione del Consiglio di Stato per discutere il merito relativo al ricorso dell’amministrazione contro la sentenza del Tar Lombardia che aveva annullato la correzione delle prove scritte per una presunta trasparenza delle buste contenenti i nominativi dei candidati. Sono state sentite le parti. Presenti per l’amministrazione l’avvocato dello Stato, avv. Federico Basilica e, per gli idonei del concorso, l’avv. Pierpaolo Pugliano. Il presidente Severini ha dato la parola all’avv. Basilica che ha richiamato i due pareri tecnici forniti per l’amministrazione dal Poligrafico dello Stato e su incarico del presidente della VI sez. Giorgio Severini dal prof. Teodoro Valente, Università La Sapienza. Secondo entrambi tali pareri il valore medio di opacità delle buste non era inferiore al 96%, più che sufficiente a mantenere la riservatezza dei dati anagrafici contenuti nelle buste sol che si pensi che basta il 90% di opacità per garantire il segreto postale. Inoltre, l’avv. Pugliano ha aggiunto che la parte resistente non ha fornito i nominativi di chi avrebbe tratto vantaggio o svantaggio dalla situazione, basando le proprie argomentazioni unicamente sul fatto che con determinati espedienti le buste potrebbero lasciare intravedere i nominativi dei candidati. Ma se così fosse successo e se ci fossero le prove che questo è successo di ciò dovrebbe occuparsi il tribunale penale a seguito di una denuncia che non è stata presentata. Gli avvocati di parte resistente in risposta hanno sostenuto che effettivamente solo utilizzando determinati artifici (svuotare l’aria contenuta nelle buste o in particolari condizioni di luce) sarebbe stato possibile per alcuni soggetti interpretare e leggere il contenuto delle buste medesime. Ovviamente bisognerà attendere la sentenza con fiducia“.
Visti i complessi risvolti tecnici e le argomentazioni che l’insieme del contendere presenta, poco o nulla si può anticipare sull’esito finale del ricorso. Rimaniamo in attesa

Aldo Domenico Ficara

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