Il decreto n° 497 del 28 aprile 2020 prevedeva una procedura per esami finalizzata al conseguimento dell’abilitazione per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Da allora son passati più di tre anni e i candidati aspettano ancora di conoscere se il concorso sarà espletato o se sarà restituito l’importo versato quale diritto di segreteria.
Al suddetto concorso volto all’acquisizione dell’abilitazione in una classe di concorso specifica, hanno potuto presentare domanda i docenti:
• non di ruolo in possesso, oltre al titolo di studio specifico per la classe di concorso richiesta e con almeno tre anni di servizio prestato sia nella scuola statale sia nella paritaria, anche non consecutivi, di cui almeno uno nella classe di concorso per la quale si chiede di partecipare;
• di ruolo nella scuola dell’infanzia e primaria oltre che nella scuola secondaria di primo e secondo grado, a condizione di avere il titolo di studio previsto e coerente con la classe di concorso richiesta.
I candidati, in ossequio a quanto indicato dal decreto, hanno presentato la domanda, pena l’esclusione, in un’unica regione e per una sola classe di concorso per la quale possedevano il requisito di accesso, unicamente in modalità telematica previo possesso delle credenziali SPID e con l’effettuazione di un versamento di € 15,00.
I continui ritardi nel disporre il bando e le novità introdotte dal decreto 36 convertito nella legge 79 del 2022 hanno di fatto bloccato ai nastri di partenza, il concorso abilitante previsto dal decreto 497/2020.
In attesa che sia emanato il decreto attuativo, per conseguire l’abilitazione all’insegnamento di una determinata disciplina è previsto l’iscrizione a un percorso universitario e accademico di formazione iniziale di almeno 60 crediti formativi e il superamento della prova finale del suddetto percorso.
Dal bando sono cambiati tre governi, con tre diversi ministri dell’istruzione, mentre i docenti che hanno presentato regolare domanda, pagando il diritto di segreteria previsto dal bando, si chiedono: “che fine abbia fatto questo concorso e come mai sia letteralmente scomparso? Cosa bisogna aspettare? Ed i soldi versati? Perché gli altri sono stati fatti e questo no?”. Nell’attesa di conoscere la soluzione del caso viene in mente l’espressione di Tito Livio, “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata.
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