L’attuale situazione di emergenza, dovuta alla diffusione del Covid-19, non ha introdotto nuove problematiche all’interno del mondo della scuola, ma, come stiamo vedendo da alcune settimane, ha semplicemente esasperato quelle già esistenti. E sono molte.
Tra i tanti problemi della scuola italiana, rientra anche la questione legata al riconoscimento della dignità e del valore professionale dei docenti della scuola pubblica che in Italia, ricordiamolo, è sia statale sia paritaria.
Da anni, infatti, decine di migliaia di docenti, che ogni giorno lavorano a scuola, attendono non tanto di essere stabilizzati, come qualcuno ha sostenuto in questi giorni, quanto piuttosto di potersi abilitare.
Forse non tutti sanno che, attualmente, senza l’abilitazione all’insegnamento tanto i docenti della scuola statale quanto i docenti della scuola paritaria si trovano in grande difficoltà: non è possibile accedere a contratti a tempo indeterminato e in alcuni casi è persino preclusa, a causa delle norme legate al decreto dignità, anche la possibilità di rinnovo di un contratto a tempo determinato.
Da tempo l’Unione Europea ha richiamato l’Italia affinché applichi la Direttiva 1999/70/CE, sull’abuso dei contratti a tempo determinato, anche nella scuola pubblica; un’inadempienza che, per quanto faccia meno rumore del patto di stabilità, è decisamente grave. E i quiz a crocette previsti dai bandi pubblicati lo scorso 28 aprile, come hanno già evidenziato in molti, oltre che non risolvere il problema in tempo, non costituiscono nemmeno uno strumento adeguato per l’attribuzione del titolo abilitante.
Appare perci sensata, in particolare in questa situazione di emergenza, la richiesta di alcuni gruppi parlamentari di indire delle procedure concorsuali che, come già avvenuto a Trento, esaminino e valutino i docenti – senza perci dimenticare una selezione – sulla base dei titoli e del servizio. Ci avviene già in molti Stati europei e anche in Italia per quanto riguarda l’università.
Ma una procedura siffatta, non dovrebbe interessare, come anticipato da alcune dichiarazioni, soltanto i docenti della scuola statale ma anche i docenti della scuola paritaria, che, anch’essi in servizio presso la scuola pubblica e in possesso dei medesimi requisiti, chiedono il riconoscimento degli stessi diritti.
L’emergenza Covid-19, potrebbe costituire un’occasione per la scuola a diversi livelli, tra i quali la reale attuazione della Legge 62/2000, secondo la quale la scuola pubblica italiana è sia statale sia paritaria.
Come docenti precari della scuola paritaria non stiamo chiedendo alcun favore e non siamo alla ricerca di una scorciatoia. Chiediamo solo vengano riconosciuti anche la nostra professionalità e i nostri diritti.
In questi giorni in Senato viene ridiscusso il Decreto Scuola, i legislatori tengano in considerazione anche la scuola paritaria e i suoi quasi 900mila studenti, prevedendo anche per i docenti che prestano servizio nella scuola italiana pubblica paritaria un concorso abilitante per titoli e servizio.
Alcuni docenti in servizio presso la scuola italiana pubblica paritaria
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