Concorsi

Concorso di religione, chi l’ha visto? Se il bando non esce entro fine mese rischia pure di saltare [IL PUNTO]

A tre settimane dalla fine del 2020, tanti si chiedono che fine abbia fatto l’atteso concorso di religione cattolica previsto dai commi 1 e 2 dell’art. 1bis della Legge 159 del 2019, tramite cui assumere 6.600 docenti di cui un terzo precari. Il ritorno del concorso ordinario dopo oltre 15 anni di astinenza si è rivelato difficile: l’opera di mediazione dell’ex capo dipartimento Lucrezia Stellacci, oggi consigliere della ministra Lucia Azzolina, per mettere d’accordo Cei, ministero dell’Istruzione e sindacati, si è dimostrata più complessa del previsto.

Accordo complicato

Troppo distanti si sono dimostrate le posizioni sulla procedura selettiva che avrebbe portato ad assumere sui tanti posti vacanti. Con una parte delle cattedre di religione messe a bando, al massimo 2.500, che si sarebbero riservate ai precari con almeno 36 mesi di servizio svolto.

Le assunzioni in ruolo da graduatoria, nel frattempo, si sono sempre più assottigliate e sono andate a dir poco a rilento: quest’anno se ne sono attuate appena 472, a fronte di un numero di precari che supera ormai ampiamente quota 10 mila.

A questo punto il confronto tra i vescovi e i dirigenti del palazzo bianco di Viale Trastevere, potrebbe portare al nulla di fatto. Nel frattempo, i sindacati sono tornati a spingere per l’immissione in ruolo di tutti i docenti precari di religione.

Ben sapendo, però, che per fare questo bisogna prima cancellare la norma che prevede che il 30% dell’organico dei docenti di religione debba comunque andare supplenza: un altro punto sul quale c’è da superare l’ostracismo dei vescovi.

Favilla (Uil): nessuna comunicazione ufficiale

Giuseppe Favilla, oggi coordinatore nazionale Uil Scuola IRC dopo una lunga militanza nello Snadir, ha tenuto a dire che il sindacato ad oggi “non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte del Ministero dell’Istruzione riguardo l’emanazione di alcun nuovo bando”.

Il sindacalista coglie l’occasione, come “richiesto unitariamente alle altre organizzazioni sindacali il 20 di giugno, il 17 luglio e il 10 settembre” scorsi, per ricordare “i punti irrinunciabili” prima di bandire il concorso ordinario.

La priorità, dunque, dice Favilla va alla “risoluzione dell’annosa questione degli idonei del concorso 2004, garantendo il totale scorrimento delle graduatorie regionali su base diocesana”.

Ma anche a “predisporre una procedura assunzionale straordinaria riservata ai docenti che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio” previo “concorso per soli titoli e servizio con prova orale finale, innalzamento della quota del 70% fino al 90%, favorendo il maggior numero dei posti a concorso anche in quelle regioni dove ad oggi non risultano posti disponibili; graduatorie ad esaurimento regionali su base diocesana” per chi ha “partecipato al concorso”.

Pittoni: semplicemente non si fa

A non spingere per il concorso, così come presentato, è anche il senatore leghista Mario Pittoni: “l’eventuale mancato rispetto della scadenza dei termini per bandire il concorso per insegnanti di religione, non comporta alcun problema”, sostiene Pittoni.

Se non ci sono le condizioni, semplicemente non si fa. Se ne riparla quando il concorso rispetterà l’impegno con i precari”, ha tirato corto il vice-presidente della Commissione Cultura.

La posizione dello Snadir

Intanto, lo Snadir ha chiesto al ministero dell’Istruzione di “posticipare la scadenza dei termini” del bando, assieme alla riscrittura della Legge 159/19, con aumento della quota destinata ai precari storici e l’avvio “di una procedura d’assunzione straordinaria per il personale docente di religione con oltre 36mesi di servizio”.

Sempre il Sindacato nazionale autonomo degli insegnati di religione ha tenuto a ricordare che le intese precedenti tra i sindacati, il Servizio nazionale IRC della CEI e lo stesso Ministero auspicavano il reclutamento sia tramite concorso “straordinario”, per coloro che avessero maturato almeno 36 mesi di insegnamento con incarico su cattedra vacante, e sia con lo scorrimento della graduatoria dell’unico concorso del 2004 fino ad esaurimento.

La legge n. 159/2019 attesta però una realtà diversa – ha detto Orazio Ruscica, segretario nazionale Snadir -. A fronte di concorsi già svolti e da attuarsi con procedure straordinarie per i precari delle diverse discipline, solo per i docenti di religione precari è stata prevista una procedura ordinaria da bandire entro il 2020. Adesso, la fine dell’anno è alle porte, ma la situazione di assoluta straordinarietà che stiamo vivendo a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, rende impossibile lo svolgimento dei concorsi in assoluta sicurezza”.

Alla luce di ciò, lo Snadir ha chiesto al ministero dell’Istruzione di impegnarsi a posticipare la data entro cui bandire il concorso per l’assunzione in ruolo di circa 6.600 docenti.

Ruscica, inoltre, rivendica una “procedura straordinaria per l’assunzione del personale docente di religione con oltre 36 mesi di servizio”, oltre che la “necessaria revisione del vincolo normativo del 70% delle cattedre da assegnare a ruolo”.

Il leader dello Snadir chiede quindi di “bandire per questi docenti un concorso preferibilmente per soli titoli, culturali e di servizio, sul modello di quanto posto in essere dalla provincia autonoma di Trento, o in alternativa con solo una prova orale non selettiva sul modello previsto per gli abilitati della scuola secondaria e dei diplomati magistrali”.

Fermi alle proposte

A tre settimane dalla fine del 2021, però, siamo ancora nel campo delle proposte e delle ipotesi.

Anche se più di qualcuno parla di uscita imminente del testo in Gazzetta ufficiale, sulla pubblicazione del bando del concorso ordinario di religione non si hanno certezze.

Con oltre 10 mila docenti precari della disciplina che continuano a rimanere al palo e senza prospettive.

Per alcuni di loro l’attesa è comunque quasi finita: il paradosso è che a settembre andranno in pensione da precari!

Alessandro Giuliani

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