Non sappiamo ancora quando si svolgeranno le prove del prossimo concorso per dirigenti scolastici ma una novità del bando fa già discutere parecchio.
L’articolo 10, infatti, stabilisce: “Considerate le percentuali di rappresentatività di genere in ciascuna regione, viene garantito l’equilibrio di genere applicando nelle regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, in cui il differenziale tra i generi è superiore al 30 per cento, il titolo di preferenza in favore del genere maschile in quanto meno rappresentato”.
In pratica in quasi tutte le regioni verrà adottato un correttivo per consentire ai vincitori maschi di “strappare” qualche posto in più alle colleghe donne.
La norma, però, va correttamente interpretata: in realtà non si prevede di “riservare” un certo contingente di posti agli uomini ma, più semplicemente, nei casi di parità di punteggio, il vincitore maschio verrà collocato in graduatoria prima della vincitrice donna con lo stesso punteggio.
Per la verità, a conti fatti, questa regola non dovrebbe sconvolgere in modo significativo le percentuali di dirigenti donne e dirigenti maschi, ma resta il fatto che si tratta di un principio di cui d’ora innanzi si dovrà tenere conto.
“In realtà – commenta Cristina Costarelli, presidente dell’ANP Lazio – questa è una norma che esiste da tempo in tutta la pubblica amministrazione e non è una particolarità del concorso per dirigenti.
La particolarità sta piuttosto nel fatto che questa volta si parla di quote blu e non di quote rosa. Certamente fa riflettere il fatto che gli uomini non scelgano molto la professione dell’insegnamento. Va anche, però, che da informazioni che ci arrivano dall’università sembra che il trend stia cambiando. Proprio nei percorsi di scienze della formazione per la scuola primaria è in atto un aumento della presenza maschile”.
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