Il concorso dirigenti ormai da mesi è diventato un giallo, fatto di annunci e smentite all’interno anche della stessa settimana.
Le ultime indiscrezioni parlano di una possibile sterzata, con il Miur che vorrebbe pubblicare il bando entro la fine di luglio e far partire le prime prove a settembre, in modo da spalancare le porte della presidenza ai nuovi presidi entro il prossimo settembre 2018.
Questo sarebbe il piano del Miur, ma non tutti la pensano così, a ragione, dopo l’annuncite cronica che ha colpito il Ministero dell’Istruzione negli ultimi mesi.
Fra i più scettici, come abbiamo riportato, il leghista Pittoni, che ha affermato: “supponendo che il bando sia emanato a settembre 2017 e che le prove del concorso terminino a settembre 2018, il successivo corso di formazione di 4 mesi, seguito dal tirocinio di 2 mesi, si concluderebbe a marzo 2019. I vincitori non potrebbero pertanto essere assunti prima dell’anno scolastico 2019/2020”.
Lo scenario prefigurato da Pittoni farebbe presagire altri due anni di reggenze, un sistema che sta collassando ma che sembra essere l’unico rimedio.
In questo senso, è spuntata la proposta dei bocciati del concorso 2011, che hanno fatto ricorso per presunte irregolarità: “Visto che le scuole in reggenza sono in aumento, e che invece proprio nelle regioni a rischio collasso ci sono diversi aspiranti dirigenti, perché non sanare anche noi 800 ricorrenti in bilico e risolvere al contempo il problema delle carenze di presidi?”, dicono i ricorrenti bocciati nel 2011.
Infatti, “a differenza dei ricorrenti dei concorsi del 2004 e del 2006, continuano i ricorrenti del concorso 2011, noi del 2011 non abbiamo avuto la sanatoria della legge 107.”
Una cosa è certa: i nuovi presidi servono con urgenza per coprire i buchi che in alcune province sfiorano il 50%. Si passa dalle 1200 reggenze di quest’anno, alle 1900 del prossimo anno scolastico, complici anche i pensionamenti.
Quindi, il Miur dovrebbe fare la propria mossa alla svelta.
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