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Concorso dirigenti scolastici, cattivi alunni o cattivi maestri

In questi giorni si è effettuata la prova scritta, con 150 minuti a disposizione, del Corso-Concorso per dirigenti scolastici, così suddivisa: 5 quesiti, a risposta aperta, in italiano, e 2 quesiti, articolati in 5 domande ciascuno, in lingua straniera, a risposta chiusa; il tutto per “valutare” i candidati da ammettere alla prossima prova orale.

Se si divide il tempo a disposizione per i 7 quesiti, il candidato ha avuto circa 22 minuti per leggere la traccia, comprenderla, delineare delle soluzioni, scegliere per ciascuna soluzione quella più efficiente, concretizzarla attraverso lo scritto, verificare se quanto riportato corrisponde a quanto pensato, se ha un senso logico, quindi eventualmente correggerla e “stendere” la versione finale; tutto questo con un computer declassato a “macchina da scrivere”.

Cosa si “valuterà” veramente in questa prova scritta, per i più, resta un mistero, certamente. Non si “misureranno” le famose “competenze” nelle varie Aree, tanto decantate in tutti gli scritti della Scuola, perché a nessuno interessa il “processo” che ha definito la risposta, ma verrà corretta la risposta in quanto tale. Non misureranno le competenze informatiche, in quanto, come già scritto, il computer era impostato come poco più di una macchina da scrivere.

Esso tra l’altro, non permetteva neppure di svolgere la semplice funzione di “copia/incolla”, per cui ogni cosa da modificare doveva essere cancellata e riscritta. Tutto questo, nei lunghissimi 22 minuti. Molti concorrenti si chiedono inoltre che fine abbia fatto la loro risposta se, mentre scrivevano, il computer si è bloccato perché era scaduto il tempo.

Non misureranno la sintassi del testo in quanto non si è avuto il tempo di rielaborare ciò che si era scritto in una prima bozza, frutto di centinaia di pensieri che si affastellavano nella mente.

Non si misurerà la comprensione dei quesiti in lingua straniera, in quanto erano molto lunghi e, a causa dell’incombenza del tempo, non si sono potuti rileggere; conseguentemente sono rimasti quasi incomprensibili e, quindi, “via” a mettere crocette a casaccio.

Risultato della prova scritta, per molti, una performance deludente: non si è scritto ciò che si è voluto, ma ciò che il “padrone” Tempo ha permesso di scrivere; quindi di nuovo la domanda: cosa si vuole “valutare” in questa prova?

Dal punto di vista etimologico, “valutare” significa, tra l’altro, attribuire un valore a ciò che si è misurato, ma in questo caso, come si può attribuire un valore a cose scritte sotto la “spada del tempo”? Per esempio, un docente assegna ad un alunno il compito di risolvere l’area di un triangolo fornendo tutti i dati necessari, e fissa un tempo di pochissimi secondi: anche se il problema è di facilissima risoluzione, l’alunno non riesce a consegnare. In questo caso, il docente cosa valuterà?

Attribuire un valore a questa prova, oltre ad essere un atto di superbia da parte di chi ha assegnato il compito, è un atto di presunzione del valutatore, il quale attribuirà una valutazione senza aver dato la possibilità, a chi deve essere valutato, di esprimersi. È il valutatore che “Valuta” sopra ogni cosa, non c’è bisogno che il valutato faccia qualcosa: a questo punto si potrebbe evitare la prova.

I candidati a questa prova scritta, siamo stati tutti gli alunni di questo compito di geometria (può essere così in ogni disciplina).

Che tipo di dirigente scolastico hanno in mente di selezionare con questo tipo di prove?

Che sappia usare gli strumenti del ventesimo secolo (macchine da scrivere, invece che computer); che esprima le sue idee senza poi verificarne il significato e la coerenza tra il pensiero e la concretezza dello scritto (quasi impossibile correggere quanto scritto); che comprenda altre lingue senza quasi leggere ciò che è stato proposto (quesiti lunghi per persone per le quali l’altra lingua non è la propria).

Cercano forse un dirigente “veloce”, unico elemento caratterizzante di questa prova. Sì, perché nella vita di ogni giorno non sarà importate come risolverà le varie problematiche legate alla propria funzione, ma il tempo che impiegherà: a prescindere dal fatto che le soluzioni siano quelle più adeguate al caso, vogliono un “corridore”. Ma se la scuola, come ci hanno insegnato, è una società complessa, come può essere gestita da un dirigente scolastico/corridore, che senza il tempo di soffermarsi sulle varie problematiche, la governi secondo criteri di efficienza e di efficacia?

Adesso, dopo tanto studio e un possibile risultato di insufficienza, spesso non certamente per proprie “colpe”, ma per non essere riusciti a completare le risposte dei quesiti o per non aver avuto modo di esprimersi in modo esaustivo su un argomento, con la conseguenza di una prova che non rispecchia per niente le capacità dei candidati, una risposta a queste persone si rende necessaria. Ciò, oltre che per lenire il disappunto, perché dimostri che il tempo assegnato alla “prova” è stato frutto di una congrua valutazione e non di una semplice svista, considerato che a Bolzano per la stessa prova scritta sono stati assegnati 240 minuti. Dovrebbe inoltre essere chiarito che fine abbiano fatto le risposte in itinere, che il computer ha interrotto allo scadere del tempo: sono state salvate automaticamente o spazzate vie, compromettendo, o ancora peggio, invalidando l’esame?

L’augurio è che, se i candidati a questa prova scritta sono stati tutti i cattivi alunni del compito di geometria di cui sopra, le commissioni giudicatrici non siano i cattivi maestri che procedono a “valutare” il compito.

Francesco Antonio Falvo

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