I lettori ci scrivono

Concorso dirigenti scolastici, chi ha perso veramente?

Chi ha vinto dopo la sentenza del Tar Lazio? E’ questa la domanda del giorno. In attesa del pronunciamento del CdS, si susseguono i commenti, sia di natura giuridica che politica, sulla vicenda del concorso a preside, annullato dal Tar Lazio.

Alle dichiarazioni ufficiali si aggiungono, ora dopo ora, i dubbi dei diretti interessati, che sono poi le perplessità dell’opinione pubblica, disorientata da una sentenza ritenuta da molti “paradossale”, perché annulla un concorso nazionale per un presunto vizio di forma.

La sottoscritta vorrebbe esprimere delle considerazione su taluni aspetti di questa vicenda, come cittadina di buon senso e come giornalista, prima ancora che come candidata idonea.

  • Il motivo dell’annullamento. Se è vero che tre componenti (su 300) hanno operato in condizioni di incompatibilità, significa, evidentemente, che al ministero dell’istruzione qualcosa non ha funzionato. Ma allora, mi domando, come mai l’effetto di questa disfunzione va a travolgere 35 commissioni “incolpevoli” e 3000 candidati innocenti, ma nulla si dice su come (e se) i responsabili di questo disastro pagheranno per le loro colpe?
  • I danni subiti. Politici e sindacati non fanno che ripetere che la sentenza del Tar rischia di gettare nel caos il mondo della scuola, come se l’unico danno sociale di questo annullamento fossero le scuole senza presidi. Problema serio, certamente. Una emergenza non facile da risolvere. Ma il vero danno è un altro. E’ il senso di sgomento e di impotenza che ha assalito i cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, con questa assurda vicenda.

Mi riferisco ai cittadini onesti. Quelli che domani, quando decideranno di partecipare a un concorso pubblico, dovranno fare, a questo punto, gli scongiuri, augurandosi che nella commissione esaminatrice non ci sia un commissario incompatibile, che possa vanificare in un attimo tutta la sua fatica.

D’altronde, a quale titolo, e con quali mezzi, un candidato può pretendere questo controllo preventivo sui suoi esaminatori quando partecipa ad un concorso?

E poi, diciamolo, una certa sfiducia anche verso la giustizia, che talvolta dà al cittadino l’impressione di usare pesi e misure diversi nell’applicazione della legge. Quanto è giusta, ci si chiede in tanti, una magistratura che, dinanzi a gravi irregolarità, come quelle denunciate in Calabria nel 2011 da candidati e dalle stesse forze dell’Ordine rigetta tutti i ricorsi amministrativi e archivia e/o prescrive per scadenza dei termini le denunce penali, mentre oggi è talmente rigida e inflessibile da mandare all’aria una procedura nazionale per un presunto vizio formale di cui nessun candidato ha colpa?

  • Il ruolo che parte della stampa ha avuto in questa vicenda. C’è la sensazione diffusa che contro questo concorso sia stata montata, fin da subito, una campagna mediatica demolitoria. Fin da quando è partita la macchina concorsuale, su giornali e social si è letto di tutto e di più, contro il concorso e contro coloro che, via via, superavano le varie selezioni. Alcuni giornali nazionali hanno manifestato un interessamento senza precedenti verso le presunte ingiustizie subite dai non ammessi, i quali denunciavano iniquità di ogni genere. Ora, un conto è pubblicare un verbale anomalo, che riguarda una specifica commissione. Ma si è arrivati a fare inchieste “sensazionali”, attingendo addirittura  dai forum anonimi di internet, come fonti di informazioni. Da questi forum è stato copiato e incollato di tutto. E così, scherzosi pronostici sugli esiti delle prove (puntualmente disattesi poi dai fatti) sono diventati per i giornali “fughe” di notizie; le lagnanze di candidati bocciati diventavano “testimonianze” di cattiva gestione del concorso. Ma, è bene sottolinearlo, veniva messo in risalto sempre e solo il punto di vista dei non ammessi, in barba al codice deontologico dei giornalisti.
  • Le critiche dei non ammessi. Ebbene, molte di queste testimonianze lamentavano valutazioni inique nelle prove scritte. Le lagnanze sono legittime, per carità, come legittimi sono i ricorsi, se chi ricorre ritiene davvero di essere stato leso. Ma, proprio su questo punto, vorrei esprimere qualche dubbio, altrettanto legittimo, sulla pretestuosità di certe critiche. C’è qualcosa che non torna nelle polemiche dei candidati risultati non idonei alle prove scritte. Infatti, prima della pubblicazione dell’elenco degli ammessi agli orali, molti concorrenti lamentavano nei forum problematiche del tipo: computer obsoleti che avevano funzionato male, tastiere rumorose che avevano impedito la concentrazione, falle nel sistema informatico che non aveva salvato, eccessive difficoltà nei test di inglese, tempi troppo ristretti per poter sviluppare le tematiche proposte, perfino disparità di trattamento con i colleghi di lingua, di diritto e di informatica (che avrebbero avuto un vantaggio oggettivo sugli altri); lagnanze a cui si aggiungerà, in seguito, anche quella sul presunto vantaggio dei concorrenti sardi, e chi più ne ha più ne metta. Una lunga serie di critiche sulla modalità di svolgimento della prova scritta, che avrebbe impedito a molti candidati di esprimere al meglio la loro preparazione.

Tutto questo fino alla pubblicazione del famoso listone. Dopodiché la musica cambiava. Nei vari forum del concorso, tutti (o quasi) i non ammessi giuravano, ora, di aver fatto ottime prove, valutate male e in modo iniquo dalle commissioni. E giù con una valanga di insulti e calunnie contro gli idonei, tutti quanti accusati di essere raccomandati, imbroglioni, truffatori, e compagnia bella.

La sottoscritta afferma con orgoglio di aver superato il concorso Ds 2017, dopo aver studiato giorno e notte per un anno, SENZA RACCOMANDAZIONI O AIUTI DI NESSUN TIPO DA PARTE DI NESSUNO. Consapevole di aver superato tre difficili prove concorsuali, con onestà, rispettando le regole, sottoponendosi a dispendiosi viaggi da una parte all’altra dell’Italia, ma sempre continuando a lavorare e a dare il massimo ai suoi studenti. E, come me, sarei pronta a giurare altrettanto per molti miei colleghi, persone di grande serietà e preparazione.

Per questo motivo, io, personalmente – che ho sempre lottato sui giornali contro il sistema delle raccomandazioni –  mi sento offesa e oltraggiata da certa stampa, che ha cavalcato uno scoop di infimo livello, basato sul nulla, sproloquiando di  “raccomandati e soliti noti” e gettando fango sui sacrifici di tanti professionisti onesti. Noti, si, nel proprio ambiente, ma solo per la loro serietà e devozione al lavoro.

Ho sempre saputo che le inchieste giornalistiche si costruiscono sulla base di fatti, sentenze di tribunali, atti e riscontri concreti. Non sulla base di pettegolezzi da forum.

E non finisce qui. Per rendere il quadretto ancora più fosco e convincere, così, i lettori della cattiva qualità del concorso, alcuni giornali sono arrivati persino a pubblicare post anonimi, in cui i vincitori prendevano a male parole i ricorrenti. Come a voler dire: avete visto come sono indegni questi vincitori? Però, mi chiedo, come mai non sono state mai pubblicate le provocazioni che hanno indotto queste reazioni esasperate? I continui post diffamatori scritti contro gli idonei, perché non sono mai stati riportati da nessuna testata? Post, lo ribadisco, scritti da educatori aspiranti presidi, che insegnano (o dovrebbero insegnare), ai giovani il rispetto degli altri e la capacità di accettare sportivamente e dignitosamente le sconfitte!

  • Ma torniamo alla domanda iniziale. Chi ha vinto davvero? A chi dice che in questa vicenda i veri vincitori siano gli studi legali, vorrei rispondere che questa, purtroppo, non è una novità in Italia, dove ogni concorso si trasforma, immancabilmente, in un’odissea giudiziaria. Eppure l’aspetto più triste, a mio parere, non sono gli avvocati, i quali, per lo meno, si danno da fare per tutelare gli interessi dei propri clienti. La categoria più squallida è quella degli sciacalli, quelli che si nutrono della sofferenza altrui, senza alzare un dito in difesa di nessuno. E tra questi vi sono proprio certi forum anonimi, tanto cari a certa stampa. In particolar modo alcuni thread dedicati al concorso Ds, dove spesso le liti tra vincitori e vinti sono esasperate e alimentate ad arte da provocatori, che nulla hanno a che vedere con il concorso. Forse per attirare sponsor. Quei banner pubblicitari che reclamizzano di tutto, dai telefoni alle creme dimagranti, lampeggianti tra i post di forumisti disperati che urlano di rabbia o invocano una giustizia “giusta”, mi ricordano tanto gli squallidissimi manifesti pubblicitari appiccicati accanto agli annunci mortuari. Certo che ci vuole coraggio, da parte di certi giornali, ad attingere le notizie da fonti del genere!

 

In conclusione, la vera domanda, in questo triste momento della P.A., secondo me, non è chi ha vinto. Ma chi ha perso. E su questo, purtroppo, non ci sono dubbi, al netto della filosofia spicciola e dei sentimentalismi socio-politici.

Ad aver perso siamo noi, le migliaia di candidati che dopo aver superato onestamente un concorso, ci vediamo derubati di un anno di vita buttato sui libri e negata la giusta soddisfazione di poter godere il frutto dei nostri sacrifici.

Ma, insieme a noi, hanno perso anche lo Stato di diritto e quanti credono ancora nell’onestà e nella meritocrazia.

 

Antonella Mongiardo

 

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