Da Paolo Fasce, docente genovese, redattore della rivista on line Educazione Aperta, riceviamo un interessante contributo sulla questione della assegnazione della sede ai vincitori del concorso per dirigenti scolastici.
Proponiamo il contributo ai nostri lettori.
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La proposta che circola in rete
Gira in rete una proposta nella quale i futuri dirigenti scolastici chiedono di poter esprimere un numero di regioni limitato ed eventualmente mobile, nella speranza, comprensibile e legittima (ma non del tutto dignitosa), di restare nella propria regione nel corso del triennio di validità della graduatoria. La motivazione esplicita è quella di dare stabilità alle nomine perché una nomina fuori regione si espone, ovviamente, a future richieste di trasferimento (i DS raramente sono giovani che, con maggiore probabilità, possono radicarsi lontano da casa).
Si ritiene utile esplicitare, in premessa, che la sentenza del TAR del 2 luglio è stata sospesa dal Consiglio di Stato anche perché quest’ultimo ha ritenuto di primario interesse tutelare il concorso, in stadio avanzatissimo, per il primario interesse della Pubblica Amministrazione, in particolare quello della Scuola pubblica statale italiana. Proposte sull’algoritmo di allocazione dei dirigenti sul territorio, devono quindi essere rispettose di questo dato alla luce, peraltro, della clausola sottoscritta all’avvio della procedura concorsuale nella quale tutti erano perfettamente consci del fatto che il concorso era di tipo nazionale.
Ho proposto queste “contro-riflessioni” in rete e l’articolo che qui emerge include intelligenti contributi di diversi colleghe e colleghi che hanno proposto commenti appropriati di cui cerco di farmi carico.
La proposta che circola in rete sostanzialmente è questa: i DS forniscono una lista di regioni nelle quali sono disponibili ad andare (anche solo una). Al terzo anno, mancando il posto in regione, possono essere allocati ovunque.
I limiti della proposta
Perché non funziona: l’amministrazione (nei panni del MIUR, perché il MEF potrebbe fare altri ragionamenti), dopo un grande investimento quale è quello dell’indizione di un concorso e la sua gestione materiale e giuridica, si ritrova a dover nominare ancora diversi reggenti, non potendo coprire tutti i posti per indisponibilità dei candidati in attesa del posto nelle regioni gradite. Se venissero tutti allocati il terzo anno, comunque l’amministrazione paga dazio con due anni di reggenza. Si viola il principio del buon andamento e la sentenza del Consiglio di Stato che metteva in evidenza l’urgenza di coprire i posti vacanti.
Possibile miglioria della proposta: i candidati esprimono le regioni entro le quali sono disponibili ad andare il primo anno, quelle del secondo anno e quelle del terzo.
Perché non funziona: per lo stesso motivo precedente.
Come potrebbe l’amministrazione accogliere la richiesta di preferenze limitate e vincolanti dei futuri DS? Solo se non viene lesa nel buon andamento. Per farlo dovrebbe coprire i posti vacanti che ci sono, anno dopo anno pescando tra gli idonei successivi che, quindi scavalcherebbero i vincitori che esprimano un numero limitato di regioni accettabili.
Sarebbero quindi lesi i diritti dei vincitori, anche se si potrebbe formulare la lista delle preferenze in modo tale da acquisire l’accettazione delle conseguenze di una siffatta politica da parte dei vincitori medesimi.
Perché non funziona: a questo punto sarebbero i concorrenti a risultare danneggiati e, temo, tale modalità non sarebbe scevra di ricorsi e, di conseguenza, oneri per la pubblica amministrazione.
In questo caso, un candidato posto in ultima posizione, perderebbe il posto al primo scavalco, ma per prevenirlo potrebbe esprimere tutte le regioni. Diventerebbe quindi “l’ultimo scavalcato” il penultimo che, di conseguenza, dovrebbe esprimere tutte le regioni. Iterando il ragionamento, tutti dovrebbero esprimere tutte le regioni e chi non lo facesse, si esporrebbe alla possibilità di perdere il posto. Se questa fosse la sua volontà, nulla da eccepire sulle scelte individuali.
I vincoli del bando
Posto che il concorso è nazionale e che ci sono quindi vincoli posti dal bando, dalle sentenze e dal principio di buon andamento, cosa si dovrebbe fare, considerato il fatto che resta comunque un minimo di discrezionalità nel definire l’algoritmo dell’allocazione dei vincitori (ad esempio nello scalarli nel triennio)?
Quanto sopra esposto, suggerirebbe di imporre a tutti di scegliere tutte le regioni (con il proprio ordine di preferenza), ma c’è un problema. Il primo in graduatoria che rinunci, lascia libero un posto che avrebbe potuto essere occupato da uno seguente, tuttavia allocato in altra regione per avvenuta saturazione dei posti. La rinuncia, tuttavia, lo libererebbe. Occorre anche rilevare che laddove un candidato venga soddisfatto nella sua prima richiesta, questi potrebbe rinunciare perché indisponibile ad andare in altra provincia. Un abitante de La Spezia, ad esempio, preferirebbe andare a Massa, piuttosto che ad Imperia. A mio parere, sarebbe stato più intelligente applicare un algoritmo su base provinciale, ma questo è un altro discorso. A titolo di esempio, un vincitore catanese potrebbe essere indisponibile ad andare a Trapani. Esistono quindi due momenti nei quali un candidato rinuncia. Quello “a priori” e quello “in situazione”, cioè quando si trova di fronte al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale che gli indica il suo posto. “Tu vai nella scuola X”, dice il Direttore. “Rinuncio”, conclude il candidato.
Da questo trattato emerge innanzi tutto il fatto che non è banale gestire la questione ed è quindi solo sensato incalzare la pubblica amministrazione con proposte che tengano conto del suo punto di vista perché altrimenti le proposte sono destinate ad essere comprensibilmente cestinate.
Una proposta concreta
La mia modesta proposta è la seguente.
Imporre a tutti i candidati di esprimere una lista di preferenze su tutte le regioni. Lanciare l’algoritmo e misurare il tempo di convergenza. Informare i candidati del risultato. I candidati, di fronte all’indicazione materiale possono rinunciare (cosa che dovrebbe essere fatta “a prova di ricorso”). Si ri-lancia l’algoritmo che migliora la posizione di qualcuno. Trattandosi di migliorie, la procedura termina perché se uno aveva accettato il risultato precedente, questo viene confermato o migliorato (Nota: invero, al turno precedente uno potrebbe accettare sperando in una miglioria e rinunciare successivamente, in questo caso l’algoritmo potrebbe essere iterato fino a quando non ci sono più rinunce, secondo la logica di un “ciclo while”, per questo ho scritto, qui sopra “misurare il tempo di convergenza. Serve per cadenzare le rilevazioni successive che potrebbero esser concentrate nell’arco di un pomeriggio). Tutto questo dovrebbe avvenire entro la fine di luglio, primissimi giorni di agosto.
Resta il caso di rinuncia di fronte al Direttore. Le nomine dovrebbero quindi essere fatte entro ferragosto. Rilevate le rinunce “in faccia”, si rilancia l’algoritmo migliorando le situazioni di qualcuno che potrebbe essere nominato nella seconda metà di agosto.