In Italia, il Paese dove il Ministero che sovrintende alla scuola è denominato dell’Istruzione e del Merito, ad una posizione apicale e di grande responsabilità, quale quella di Dirigente scolastico, si accederà presto per due vie: la prima è quella prevista dalla Costituzione, cioè il superamento di un concorso molto impegnativo; la seconda è quella del ricorso in via giurisdizionale.
In questi giorni è in discussione al Parlamento un emendamento che prevede una vera e propria sanatoria per rimettere in gioco i candidati e le candidate che non avevano superato l’ultimo concorso. Tale emendamento però non favorisce tutti coloro che non hanno superato una prova, bensì solo coloro che hanno un contenzioso in corso.
Desidereremmo sapere dal sig. Ministro dell’istruzione e del merito, quale sarebbe il merito specifico di questi candidati rispetto a coloro che si trovano in una posizione simile – non avendo superato tutte le prove concorsuali previste – ma che non hanno intentato un ricorso, accettando il verdetto di una commissione giudicatrice.
E anche rispetto a coloro che hanno invece superato il concorso ma sono stati costretti a rinunciare alla nomina perché assegnati a una regione lontana dalla loro residenza e che pertanto sono stati depennati dalla graduatoria: a costoro non è stata offerta una seconda possibilità.
Desideriamo inoltre sapere quale messaggio stiamo lanciando a chi si appresta ad affrontare un nuovo concorso sapendo già che basterà ricorrere in caso di non superamento delle prove, per avere un’altra chance.
E sempre a proposito del merito vorremmo sapere quale messaggio mandiamo alle nostre alunne e i nostri alunni alle quali e ai quali chiediamo di accettare le valutazioni dei loro docenti, quando il modello che offriamo va nella direzione opposta.
È questo il merito a cui pensava il nostro Ministro quando ha scelto di aggiungere questo impegnativo termine al dicastero che dirige?
Desideriamo infine far notare che la tutela di coloro che – a quanto ci appare – avrebbero solo il merito di aver ricorso contro l’amministrazione che si avvierebbero a rappresentare, non è affatto indolore: si consideri infatti che l’immissione con riserva di candidati che non avevano superato tutte le prove, ha già determinato uno sconvolgimento della graduatoria, penalizzando fortemente numerosi dirigenti immessi in ruolo in regioni anche lontanissime da quella di residenza: questa disposizione, sanando di fatto tali posizioni già giudicate prive di accoglimento in via definitiva dall’organo supremo – il Consiglio di Stato – toglierà verosimilmente per sempre ai dirigenti fuori regione la possibilità di rientro a casa. Si tratta di dirigenti che lavorano, alcuni da anni, avendo lasciato la famiglia – e in alcuni casi figli piccoli o genitori anziani – che sostengono costi altissimi e grandi sacrifici.
Tali dirigenti sono più di un migliaio, sparsi in tutta Italia: desideriamo far presente che togliere a costoro – che hanno superato il concorso e accettato disagi e sacrifici – la speranza di un rientro in tempi ragionevoli, per offrire una nuova opportunità a chi il concorso non l’ha superato, non è una scelta priva di conseguenze.
Chiediamo dunque ancora: sig. Ministro dell’Istruzione e del MERITO, è questo ciò che aveva in mente quando ha scelto la nuova denominazione per il suo Ministero?
Mirella Mancuso
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