Nel lontano 2017 mi iscrissi alla procedura ordinaria per ambire al ruolo di dirigenti scolastici; pochi mesi dopo superai brillantemente sia la prova preselettiva che quella scritta. Entrambe questi esami furono molto rigidi: circa il 50% dei candidati iscritti fu fermato alla preselettiva ed oltre il 50% dei “superstiti” fu bocciato allo scritto.
Dato che il concorso prevedeva tre selezioni, solo il “colloquio” mi separava dal completare il percorso: la prova meno temuta, quella che fungeva solo da conferma ai meriti già dimostrati. Al colloquio furono fermati appena il 10% dei candidati, a riprova della valenza di coloro che vi erano giunti.
Con procedure illecite sotto ogni punto di vista, fui fermati alla prova orale. Sono stata corretta con affermazioni sbagliate, alcuni commissari se ne sono andati dalla sede d’esame ed hanno, nonostante ciò, firmato i verbali dichiarando di aver ascoltato le mie risposte… è successo di tutto. Ho avviato processi in sede amministrativa e penale. Sei procure della Repubblica hanno indagato, diversi commissari sono incolpati di reati gravi…
È intervenuta, infine, la politica. Decidendo di metter mano ad una situazione esplosiva e di attivare una procedura riservata. Il 28 febbraio 2023, ad oltre 5 anni dall’inizio di quel concorso, il Parlamento ha approvato una legge che prevede un corso intensivo di formazione per i ricorrenti e li sottopone ad una prova d’accesso.
Tra i ricorrenti considerati, oltre alla noi della prova orale (che dovremmo ripeterla tout court), ci sono coloro che non hanno superato lo scritto, esonerati dal ripetere la prova andata male e sottoposti solo ad un quiz a risposta multipla, che sarebbero – perché poi?? – esonerati anche dalla prova orale. Io dovrei completare il percorso (preselettiva, scritta e due orali: 4 prove), loro invece dimostrerebbero gli stessi meriti con un solo tipo di prova superata, quella a “crocette”.
Tra i ricorrenti presi in esame, ancora, ci sono gli “asteriscati”, dirigenti sotto condizione, persone che non avendo superato la prova preselettiva hanno tuttavia potuto continuare il percorso concorsuale e sono state assunte nei ruoli dirigenziali sotto la condizione risolutiva dei loro ricorsi. Queste persone hanno avuto, nel corso del 2022, sentenze definitive di rigetto, ossia i loro ricorsi sono stati respinti, non hanno titolo a diventare dirigenti in quanto manca loro il superamento di una prova. Eppure, la politica ha previsto che i dirigenti asteriscati rimangano nei ruoli senza svolgere il corso di formazione né la relativa prova d’accesso. Dirigenti con una prova in meno rispetto a noi.
Mi sento profondamente delusa da questa soluzione, che ha già avviato cospicuo contenzioso per grave disparità di trattamento e che non si dimostra assolutamente rispettosa dei meriti acquisiti, commettendo il più grave errore educativo, “far parti uguali tra disuguali…”.
Dato che la giustizia si basa ancora sull’equità, prenda atto la politica dei necessari correttivi ed avvii una procedura rispettosa dei diritti di tutti e di ciascuno calibrando le prove rispetto ai meriti già dimostrati.
Gessica Caniparoli