Ho partecipato anche alla prova scritta del concorso a Dirigente Scolastico del 18 ottobre 2018, nella speranza che il Miur, a differenza del concorso 2011 (a cui ho partecipato e dove sono ricorsista in attesa di una giustizia che tarda ad arrivare!) organizzasse con maggiore serietà l’espletamento di una prova molto impegnativa.
La mia domanda, che rivolgo, con educazione e con senso di responsabilità agli uffici del Ministero guidato dall’on. Bussetti, è la seguente: se anche questa volta, ci saranno molti ricorsi (leggo che saranno anche maggiori rispetto al 2011!), è perché si preferisce al merito esclusivamente la via del ricorso giurisdizionale per entrare a far parte del mondo della scuola? Oppure, non è il caso che qualche interrogativo se lo debbano porre anche gli addetti ai lavori?
Se le domande di ammissione al concorso sono risultate ben 35 mila, non era il caso di prevedere l’espletamento delle prove per tutti i candidati a Roma, come si conviene in altri concorsi pubblici con numerosi candidati? Non si segue questa strada per il reclutamento nelle forze dell’ordine, in Magistratura, per il concorso notarile, ecc? Non pensate che si sarebbero potuti evitare i tanti ricorsi in atto dovuti alla disparità di trattamento tra candidati, atteso che per alcuni la prova preselettiva non si è potuta espletare per il temporale che ha mandato in tilt i computer, mentre per i candidati della regione Sardegna la prova scritta si dovrà tenere il 13 Dicembre per l’allerta meteo che impedì l’apertura delle scuole in data 18 Ottobre? Vi sembra giusto che la prova che doveva essere “unica” su tutto il territorio nazionale, sarà sostenuta dai colleghi sardi, dopo quasi 2 mesi di ritardo, rispetto a chi come la sottoscritta avrebbe potuto studiare di più e meglio gli argomenti, specie di lingua straniera?
Certo, se la politica fa danni, non va meglio sul fronte giustizia! Come ricorrente al concorso DS del 2011, all’unico articolo della legge 107/2015 (cd.buona scuola), nei commi 87 e 88, viene concessa una scorciatoia ESCLUSIVAMENTE per coloro che avessero avuto un ricorso giudiziale pendente alla data dell’entrata in vigore della suddetta legge, pur senza aver superato alcuna prova concorsuale, determinando una ingiustizia palese rispetto ad altri ricorsisti che avevano almeno una prova superata.
Anche qui, la politica del PD prima e la maggioranza giallo-verde oggi, che ben ha cavalcato l’onda delle nostre istanze in campagna elettorale, non affrontano il problema, come se non lo avessero mai conosciuto! Mentre, l’ingiustizia più profonda , proviene proprio dall’organo che deve tutelare il cittadino da “attacchi” ai principi della Costituzione. Alludo alla Consulta, che in data 20 Novembre, dopo più di un anno di attese avrebbe dovuto “degnarci” di una risposta alla domanda di eguaglianza formale e sostanziale da noi avanzata.
Quella decisione non solo non è arrivata, ma è stata rinviata “sine die”. A questo punto, mi chiedo sommessamente, se la “ colpa” è sempre dei ricorsisti oppure se nel nostro ordinamento giuridico, a tutti i livelli, non si stiano creando delle “crepe” al buon andamento e all’imparzialità della Pubblica Amministrazione?
Dina Serino
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