E’ uscita ieri, a poche ore, la lista dei docenti che hanno superato la prova preselettiva.
Un in bocca al lupo a tutti, per la prova di ottobre.
Ma è giusto che dica a loro un po’ di sane verità.
Come sappiamo bene a scuola, i test non sono il filtro migliore per valutare un apprendimento e, soprattutto, per intuire i possibili comportamenti.
Perché un preside a scuola non è un tuttologo, ma è quello che si fa capace di coordinamento, che con autorevolezza si fa punto di riferimento e che, in terzo luogo, sa orientarsi, se il caso, a studiare e interpretare bene le norme e le informazioni varie. Sa, cioè, che è il metodo che conta, non il possesso esatto di una notizia o di una norma.
Il rischio, dunque, che da questa prova preselettiva escano i non-meglio-preparati alla funzione di preside quindi c’è.
Lo stesso giorno, lo auguro a tutti, dell’insediamento in una scuola, capiranno da subito che un preside “impara facendo”, non scartabellando manuali e codici. Necessari, dunque, ma non sufficienti.
Anzi, meglio se per un tempo congruo, li metta negli armadi ed apra porte e finestre: perché la scuola non è una azienda, non è una organizzazione fine a se stessa, ma è un luogo di mille relazioni, che le varie burocratizzazioni degli ultimi anni nemmeno sanno, intuiscono, conoscono.
Per questo motivo, gli stessi bandi del Miur per i vari ruoli interni non prevedono personale proveniente dalla scuola, ma solo dal diritto amministrativo: perché la scuola non la conoscono, e pensano, come un tempo, che basti scrivere una circolare o una direttiva per essere a posto. Poveri illusi!
Resta un neo, di cui nessuno parla, in questo concorso dei presidi: le commissioni giudicatrici.
Il bando dovrebbe indicare il profilo di professionalità richiesto (ma è giusto, per chi l’ha letto, avere mille dubbi), ma il ruolo fondamentale l’hanno i presidenti ed i commissari.
Sappiamo, in verità, che le USR sono andate a caccia di nomi comunque, per riempire queste commissioni. Mentre, si sa, i presidenti ed i commissari devono o dovrebbero essere coloro che, sul piano reputazionale, al di là dei CV e della disponibilità individuale, sono considerati i migliori. Ma, di questi tempi, quelli considerati i migliori si sono guardati bene dal dare, per due centesimi (nel Miur, per certi incarichi, si lavora gratis, come è noto), costretti alle reggenze, si sono guardati bene, dicevo, dal dare la loro disponibilità.
Così, come per le commissioni per i concorsi dei docenti, abbiamo ed avremo commissioni raccogliticce, non autorevoli.
Infine, quanti docenti, collaboratori del preside o responsabile di sede o punti di riferimento, invece di dedicare le giornate a studiare a memoria il manuale ed infine i 4000 test finali, non se la sono sentita di lasciare il loro posto a scuola, e alla fine o non si sono candidati o non sono riusciti a studiare bene i vari quiz? Paradosso di questi questo concorso.
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