Fa ancora discutere il concorso per dirigente scolastico bandito nel 2017, che ha portato ad un fitto contenzioso tra i candidati non ammessi alla prova scritta ed il Ministero.
La prova preselettiva aveva fermato ai blocchi di partenza centinaia di concorrenti che, tuttavia, ne avevano contestato modalità e contenuto dinanzi al Giudice amministrativo.
I numerosi ricorsi proposti innanzi al Tar Lazio avverso l’esito negativo della prova preselettiva, e la conseguente mancata ammissione alla prova scritta, erano stati respinti già in fase cautelare, in quanto ritenuti infondati in primo grado.
Tuttavia, in sede di appello cautelare, con decreto d’urgenza il Consiglio di Stato aveva ammesso in alcuni casi molti candidati allo svolgimento della prova scritta, salvo poi rigettare in sede collegiale la domanda di ammissione con riserva; in altri casi, aveva invece confermato anche in sede collegiale l’ammissione alla prova scritta.
Diversi ricorrenti hanno quindi avuto la possibilità, sebbene con riserva, di partecipare a tutte le fasi della procedura concorsuale, giungendo fino al termine della stessa e, in quanto individuati quali vincitori, sono stati nominati dirigenti.
L’immissione in ruolo in qualità di dirigenti scolastici è tuttavia avvenuta con riserva, e subordinata quindi all’esito del giudizio pendente.
In fase di merito, con sentenza del 4 luglio scorso, è però arrivata una doccia fredda per i ricorrenti.
I giudici di Palazzo Spada nel rigettare nel merito il ricorso, hanno in particolare evidenziato che nei concorsi pubblici non è applicabile il c.d. principio di assorbimento, in virtù del quale il superamento delle prove d’esame assorbirebbe il mancato superamento della prova preselettiva.
Inoltre, secondo il Consiglio di Stato, la prova preselettiva sarebbe stata regolarmente e legittimamente svolta nella procedura in questione, risultando conforme ai principi di buona organizzazione, efficienza e razionalità dell’azione della Pubblica Amministrazione.
Le conseguenze della decisione del Consiglio di Stato per i dirigenti assunti con riserva dovrebbero portare, in linea di principio, allo scioglimento negativo della riserva e, quindi, alla risoluzione del contratto quali dirigenti scolastici, con la conseguente restituzione al ruolo docente di provenienza.
Questa pare l’unica conseguenza immaginale, fatti sempre salvi eventuali interventi – anche da parte della politica – che potrebbero tentare di salvare il salvabile in una procedura che continua a far discutere.
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