Aggiungo la mia voce a quella dei moltissimi che, in questi giorni, stanno dicendo la loro sulla (prevedibilmente) malaugurata vicenda del concorso DS.
Non dirò cose originali, d’altra parte è quasi impossibile. Ecco però, senza polemica, quello che penso.
Fatte salve le comprensibili rimostranze di chi – ma questo è tutto da provare – risultasse effettivamente danneggiato dalle procedure di svolgimento di quello che, a mio modesto parere, resta il concorso nel complesso più trasparente di sempre nella scuola italiana, basterebbero due semplici constatazioni per comprendere l’assurdità (nel senso etimologico di “stonatura”, sia ben chiaro) dei recenti pronunciamenti dal Tar Lazio:
– la prima, e più macroscopica, ha a che fare con i sacrosanti principi di ragionevolezza e proporzionalità che dovrebbero informare ogni azione che abbia ricadute sull’interesse pubblico: ora, non è ragionevole né proporzionato invalidare (peraltro retroattivamente, con manifesta illogicità, nel senso che è stato annullato uno scritto di ottobre sulla base della presunta invalidità di una seduta del gennaio successivo) una procedura concorsuale nazionale da milioni di euro e 3mila posti dirigenziali per tre risibili incompatibilità, perdipiù del tutto astratte nei loro mai realizzati effetti. Meglio sarebbe stato -e sarebbe- esaminare le singole ragioni dei ricorrenti e, semmai, valutare le presunte iniquità penalizzanti caso per caso, magari non con un’affrettata sentenza breve che già, cosa alquanto inquietante, si preannunciava “demolitoria” da almeno un mese.
– la seconda ragione, strettamente legata alla prima, risiede nel principio di personalità della responsabilità penale conseguente alle false attestazioni. Se un illecito vi è stato, in termini di autodichiarazioni di compatibilità e di conseguente costituzione di commissioni “invalide”, appare ragionevole che, prima ancora che in sede amministrativa, i suoi effetti siano valutati in sede penale e limitati alla sfera personale di chi, prove alla mano, avesse avuto parte in esso e/o ne avesse tratto vantaggio.
Qui si parla di oltre 9mila persone chiamate a svolgere una prova le cui griglie di dettaglio sono state definite da una commissione costituita oltre tre mesi più tardi. Dunque io mi chiedo con candore: a quale concorso o procedura selettiva potrò mai partecipare serenamente, se so che poi, anche mesi dopo, potrebbero essere nominate -distrattamente o artatamente- commissioni non valide con criteri che esulano e sfuggono del tutto dalle mie possibilità di controllo?
Simone Finotti
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