In risposta alla professoressa Fiorentini.
Gentile dirigente scolastico Paola Fiorentini,
pur ancora attivo nel mondo della Scuola, ed essendo stato fino a poco fa, prima preside, termine preferito, e poi dirigente scolastico, non mi permetto di chiamarla collega, anche perché, in verità, la sue considerazioni mi creano disagio.
Premetto che sono stato per molto tempo preside di un Liceo di Catania, ho fatto parte di molti gruppi nazionali, anche per l’ideazione e la valutazione di vari progetti di Riforma della Scuola; di gruppi internazionali di vario genere, sempre relativi allo studio del giusto modo di intendere l’attività formativa, a livello europeo; di gruppi regionali e provinciali.
Ho pure ricoperto la funzione ispettiva durante gli esami di Stato per anni.
Sono stato nel gruppo dei formatori di diversi Master ed ho lavorato all’Università per la SISSIS per dieci anni.
Non aggiungo altro, per evitare di alimentare una mia controllata tendenza al narcisismo.
Cara dirigente Fiorentini, non mi permetto di prendere in considerazione le sue riflessioni, diciamo cosi, in modo analitico, fra l’altro facilmente falsificabili, almeno secondo Popper; ma, con tutto il rispetto, desidero esprimere posizione sulla sua riflessione, posta come sacralmente universalizzabile.
Dà l’impressionare, e non solo, mi permetta, di volere assumere posizioni che, di natura morale e giuridica, non le competono. Chi glielo fa fare!
Quando già ci sono riconoscimenti ufficiali di errori, di spessore, quando ci sono già procedimenti giuridici in corso, lei cosa vorrebbe dimostrare con le sue riflessioni? Non capisco.
Ha forse conoscenze riservate e competenze giuridiche che le danno la possibilità di, quasi, voler sconfessare quanto chiaramente manifesto?
Io, per competenze formative acquisite sul campo, posso solo dire, senza alcun interesse di parte, che conosco docenti di elevata cultura e competenza non ammessi, che conosco docenti di basso lignaggio ammessi, che conosco componenti di commissioni che non hanno mai evidenziato la loro sostanza nel campo culturale e pedagogico – didattico, ma non mi permetto di esprimere giudizi o riflessioni che al riguardo non mi competono e non penso di averne il diritto.
Lasciamo che gli accertamenti degli organi amministrativi e giuridici facciano il loro corso, sicuri che il tutto, se ha fondamento, come riconosciuto fin adesso, dimostrino che ancora in Italia è possibile “una giustizia giusta”.
A conclusione mi complimento con lei per le sue attività collaborative manuali, ma, pur senza voler intromettermi nelle sue riflessioni,forse sarebbe opportuno, siamo in ferie, riposarsi.
N.B. Quanto sopra senza voler disconoscere il risultato di coloro che meritatamente hanno superato la prova.
Giovanni Torrisi
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