È un paradosso tutto italiano che le principali sigle sindacali del comparto scuola – FLC CGIL, CISL, SNALS – ancor prima dell’annullamento del corso–concorso per Dirigenti scolastici, disposto dal TAR Lazio con sentenza del 2 luglio 2019 n. 8655 in accoglimento del ricorso 6233/2019, non abbiano preteso maggiore trasparenza nella regolamentazione della procedura concorsuale tutt’oggi in atto.
I principi di legalità, buon andamento e imparzialità dovrebbero presidiare l’accesso per concorso all’impiego in tutte le pubbliche amministrazioni e, all’interno di questa cornice, proprio i sindacati dovrebbero attivarsi affinché tutto ciò non venga disatteso.
I comunicati che, in questi giorni, sono rimbalzati agli onori della cronaca scolastica convergono tutti in un’unica direzione:
È degna di nota la notizia che sindacati quali ANIEF, UDIR, DIRIGENTISCUOLA, ANP… si siano mobilitati per patrocinare azioni legali connesse allo “stato in cui si trova la causa”. Si tratti di ricorsi ora ad opponendum ora ad adiuvandum al fine di ottenere la conservazione o la rimozione del provvedimento impugnato.
Degni di rilievo sono anche i costi di adesione pari a zero o che si aggirano a poche centinaia di euro.
Il Sindacato, quale ente che rappresenta i lavoratori delle diverse categorie produttive, per “mission” dovrebbe battersi per i diritti di tutti i lavoratori proteggendoli dal punto di vista economico, morale, fisico assicurando loro dignità e protezione sotto diversi aspetti.
Tutto questo nel comparto Scuola è stato disatteso. Anzi, sono stati sovvertiti quei principi ispiratori che hanno portato alla nascita degli organismi associativi.
Le doglianze nei confronti delle maggiori sigle sindacali del comparto Scuola, attive per insegnanti e addetti al settore della conoscenza e della formazione, si amplificano sulla base di una disamina della situazione fattuale che esula da qualsivoglia considerazione di merito, a buon diritto lasciata alla giustizia amministrativa e penale.
All’indomani della pubblicazione dell’elenco degli ammessi alla prova orale il MIUR veniva sommerso dalle istanze di accesso agli atti (oltre duemila) da parte di coloro che nell’applicare la Legge 241/90 e ss.mm.ii. volevano verificare la correttezza della procedura concorsuale e, nel contempo, osservare il rispetto da parte dell’amministrazione dei principi di buon andamento e di imparzialità ex art. 97 Cost.
A fortiori FLC – CGIL, CISL, SNALS dovevano intraprendere prontamente un “tavolo tematico” al MIUR per chiedere, anzi, pretendere chiarimenti ed informazioni riguardo all’iter intrapreso fin a quel momento, stante la rilevanza di elementi e circostanze: la non unicità della prova scritta sul territorio nazionale e il software informatico assolutamente inadeguato.
Dati fattuali, non opinabili, emersi fin da subito.
Invece, contrariamente allo status sindacale (rappresentare la categoria dei lavoratori nella difesa dei loro interessi, essere tutori sicuri dell’intera classe docente…), nessuna azione è stata intrapresa o, per meglio dire, nessuna azione è stata intrapresa nella direzione dei “non ammessi” alla prova orale.
I grandi sindacati confederati nel comparto Scuola (FLC-CGIL, CISL), seguiti anche dai sindacati autonomi (SNALS), uniti e compatti, si sono attivati fin da subito per tutelare gli interessi solo di una parte di docenti, di coloro che hanno superato le prove concorsuali.
Tutti gli altri insegnanti sono stati considerati tamquam non essent, sebbene iscritti ai medesimi sindacati e malgrado il pagamento dei contributi con trattenute mensile in busta paga.
Il Comitato “Trasparenza è partecipazione” – costituito in data 4 maggio 2019 per iniziativa di un gruppo di membri fondatori – si pregia di avere lo scopo di assicurare nelle procedure concorsuali di tutti i concorsi della Pubblica Istruzione il rispetto dei principi sui quali è informata la Pubblica Amministrazione fornendo, condicio facti, tutela ai propri iscritti.
Rebus sic stantibus il Comitato pone alcune riflessioni:
– Perché il discrimen di tutela e di salvaguardia delle posizioni giuridiche tra gli iscritti alle organizzazioni sindacali?
– Perché le sigle sindacali non hanno rivendicato il rispetto delle regole, la chiarezza, la trasparenza in una procedura concorsuale fin da subito oggetto di contestazione?
– Perché all’indomani della sentenza del Tar Lazio – che ha accolto i ricorsi presentati decidendo di annullare le correzioni dei compiti dei partecipanti – i sindacati si sono preoccupati solo del disagio che le scuole avranno il primo settembre e non invece della violazione del principio di legalità amministrativa sancito dall’art. 97 della Costituzione?
– Perché i sindacati, anche nelle more dei futuri sviluppi processuali, non hanno chiesto al Miur di fermare il concorso tenuto conto dell’immediata esecutività della sentenza del Tribunale amministrativo?
Alla luce delle evidenze sopra espresse che rivelano una crisi profonda della democrazia rappresentativa dei sindacati, il mantenimento dello status quo e una grave mancanza di tutela nei confronti di quei docenti iscritti e non più degnamente rappresentati, il Comitato “Trasparenza è partecipazione” – chiede all’intera classe docente – che verte nella situazione descritta – di rimettere nell’immediatezza tutte le deleghe sindacali e di cercare altrove salvaguardia e protezione.
Comitato “Trasparenza è partecipazione”
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