Onorevole Ministro Azzolina, vorremmo rivolgerci a Lei e ringraziamo per l’opportunità che ci viene concessa di parlare del Concorso per dirigenti scolastici bandito nel 2017, espletato tra il 2018 e il 2019, ma annullato dal TAR Lazio il 2 luglio 2019, ancor prima della conclusione e quindi della graduatoria definitiva.
Una procedura che vede quasi 2500 ricorsi giurisdizionali pendenti al TAR Lazio e altri ricorsi al Presidente della Repubblica. Il numero esorbitante di tali ricorsi non è certo indice del buon andamento di una procedura concorsuale.
Il sistema dei ricorsi, pur se previsto dal nostro Ordinamento giuridico (art. 24 ,Cost) come strumento di tutela degli interessi dei privati, è, altresì, sintomo di una modalità patologica con cui la procedura è stata gestita. Il numero parla da sé, ma è anche esplicativo del sentimento di sfiducia che da oltre un anno stanno nutrendo tanti insegnanti che hanno partecipato regolarmente al Concorso. È qui il caso di ricordare che i partecipanti, ora nelle vesti di ricorrenti, sono docenti, dipendenti del Ministero dell’Istruzione che, al di là del contratto che li vincola a tale ramo della Pubblica amministrazione, costruiscono giorno per giorno una trama di relazioni fondata sulla “fede pubblica”.
Ebbene, cogliamo quest’occasione per tratteggiare un fenomeno disfunzionale che sta ostacolando l’accesso da parte di noi ricorrenti agli atti della procedura del Concorso.
Atti e documenti verso cui vantiamo un interesse immediato, diretto e personale a cui abbiamo formalmente richiesto e rinnovato più volte l’accesso, ex lege n. 241/90. Algoritmo dell’abbinamento candidato-commissione esaminatrice delle prove scritte; codice-sorgente e software CINECA; prove scritte dei concorrenti ammessi alla prova orale non in forma anonima e non in jpg ma in formato originale PDF: questo è tutto ciò che chiediamo come cittadini di uno Stato democratico e di diritto in cui le leggi sono cogenti per i singoli cittadini come per uno Stato fondato sull’ UGUAGLIANZA DE JURE E DE FACTO. E certo tanto la dottrina quanto una consolidata giurisprudenza ci confortano che il diritto d’accesso agli atti sia annoverato tra i diritti civili e sociali, costituzionalmente tutelati (art.29, co. 2bis, L. 241/90, art. 117, Cost).
A tal riguardo, anche il Presidente del TAR Lazio, con sentenza n.2293 del 21 febbraio 2020, ha accolto il nostro ricorso, ha annullato il diniego del Ministero, ha ordinato alla PA l’estrazione di copia di tutta la documentazione richiesta e, vi è di più, ha condannato l’Amministrazione al pagamento delle spese di lite.
Superfluo sottolineare che l’accesso alle prove scritte, così come l’ottenimento del codice sorgente, quindi, la possibilità di periziarli abbia valore strumentale alla difesa dei nostri interessi legittimi, anche questo è un principio costituzionale, nonché fondamento ineludibile del nostro sistema democratico.
Dopo più di 3 mesi, nemmeno l’ombra di una prova scritta, la cui ostensione sostanzierebbe il principio della TRASPARENZA. E’ ormai un anno che ci chiediamo quale sia la “ratio” che spinga il Ministero a non estrarre copia dei documenti da noi richiesti della procedura concorsuale; certo non è il diritto alla riservatezza dei controinteressati, in quanto altra granitica giurisprudenza ha da tempo stabilito la rinuncia di tale diritto da parte di chi partecipi a un Concorso, la cui essenza consiste nella comparazione degli elaborati e i cui criteri debbano essere ispirati alla trasparenza se non altro perché il CONCORSO è PER SUA NATURA PUBBLICO.
Come referenti dell’Associazione “Libera Scuola” non è nostra intenzione indicare la soluzione a questa dis-funzione; infatti, sostituirci alla funzione legislativa non è un nostro proposito, ma “DA MIHI FACTUM, DABO TIBI JUS”.
Diversi emendamenti sono stati presentati sia al Senato che alla Camera, prospettando come soluzione l’applicazione analogica del comma 88 della L. 107/2015: nessuno di questi è stato approvato.
Ma ha il sapore di una beffa, invece, la celerità con cui il Parlamento, nel mese di febbraio, ha approvato l’emendamento presentato dall’Onorevole Toccafondi che trasforma la graduatoria degli idonei, ovvero coloro che sono collocati al di fuori del numero previsto dal Regolamento, in vincitori. In altri termini, una graduatoria che potrebbe essere “vaporizzata” completamente dalla sentenza del Consiglio di Stato che pende, come una spada di Damocle, su questa procedura, viene cristallizzata dal Parlamento.
In conclusione, sig. Ministro, le chiediamo semplicemente di ripristinare un diritto calpestato con una procedura discutibile per i motivi esposti sopra. Ciò, oltre a costituire interesse della P.A. di autotutela, contribuirà a ricompattare il tessuto sociale, la cui trama è fatta di fiducia e il cui ordito è costituito dalla certezza che la classe politica sia al servizio dei cittadini e non asservisca i cittadini.
La quantità dei ricorsi è, in questo caso, indice qualitativo inquietante e, altresì, dirimente nell’intera categoria docenti.
È qui il caso di ricordare che gli insegnanti, tra le altre funzioni, hanno anche quella di educare alla legalità che, come recita la Legge 92/2019, deve dare sostanza ai principi costituzionali. Ma la legalità va prima praticata e poi insegnata, tanto nelle “aule” del Ministero, quanto in quelle delle istituzioni scolastiche.
Non viene chiesta una “SANATORIA”, come spesso dichiarato – con cognizione dell’errore – da più parti, ma il ripristino della legalità affinché si possa continuare a credere NON nel migliore dei mondi possibili, MA in un mondo migliore, iniziando con l’ostensione degli atti richiesti al Miur.
Capiamo che Lei è parte in causa, ha partecipato allo stesso concorso, l’ha superato, ma è suo dovere, in qualità di Ministro, intervenire.
Giusy Mastrapasqua e Petraroli Cristina – Associazione Libera Scuola
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