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Concorso dirigenti scolastici, non era compito dei candidati vigilare sui commissari

Spett.le Ministro, sono un idoneo al Concorso per il reclutamento di Dirigenti Scolastici ancora in atto. Scrivo queste poche righe per manifestare il senso di avvilimento sorto in seguito alla sentenza del T.A.R. Lazio, del 2 luglio, con cui si annulla in toto la procedura concorsuale in questione.

In questi 2 anni di concorso, dalla preselettiva ad oggi, ho assistito ad una distruzione sociale e culturale della scuola, che ha investito non solo i docenti aspiranti presidi, ma anche i Dirigenti Scolastici di ruolo, il personale ATA, le famiglie, ma soprattutto gli alunni, il futuro del nostro Paese.

Questo concorso è partito sin da subito con una serie di ricorsi già confezionati ad arte da alcuni avvocati giovani e meno giovani, che svolgono azioni di sciacallaggio a spese della collettività, offrendo l’illusione di una vittoria facile.

In tutto questo tempo, ho letto e ho sentito di tastiere mal funzionanti, di computer che si sono spenti nel bel mezzo della prova, di autostrade interrotte che non hanno consentito il raggiungimento della sede d’esame, di commissari e commissioni incompatibili con il loro ruolo di valutatori e di tante altre cose che, personalmente, non ho per niente riscontrato.

Le posso riportare la mia esperienza, la seconda per la verità, in quanto, nel precedente concorso, dove anche Lei ha partecipato, mi sono fermato alla preselettiva, senza se e senza ma, accettando pacificamente l’esito della prova e lasciando che fossero persone più brave e competenti di me a procedere nella gara, perché, non dimentichiamolo, di questo si tratta.

In questa seconda esperienza, mi sono attenuto scrupolosamente a tutte le regole del gioco, dai viaggi estenuanti e costosi per raggiungere le sedi di esame sparse nella penisola, alle procedure informatizzate della prova preselettiva e della prova scritta, fino a giungere al giorno dell’orale.

Ho superato tutte le prove positivamente, senza interferenze e senza intoppi, non curandomi di chi fossero le persone che dovevano esaminarmi, fiducioso al massimo della correttezza e della regolarità dell’organizzazione strutturata dal Miur.

In tutto il percorso, sono stato mosso dall’unico desiderio di servire lo Stato, mettendo a frutto gli anni di esperienza professionale e di studio disperati che mi hanno condotto fin qui, e che oggi vedo vanificati per una sentenza che getta nel nulla tutto il tempo di preparazione e di dispendio economico, di vita affettiva, familiare e sociale, di cui mi sono fatto carico.

Se tra i commissari vi sono o vi sono state persone incompatibili con la funzione per la quale erano state selezionate, questa responsabilità non può di certo ricadere ora sul mio iter concorsuale: non era compito mio indagare o vigilare, così come non era mia competenza stabilire se quella persona poteva o non poteva espletare il ruolo di commissario, che tra l’altro ha operato fino all’ultimo giorno nonostante le polemiche a lui riferite fossero sotto i riflettori già da mesi.

Non si può a 8 giorni dalla conclusione delle prove orali sostenere che il concorso è tutto da annullare, ripeto, per responsabilità non attribuibili ai candidati, che si sono attenuti a quanto era chiaramente stabilito da tempo.

Voglia, signor Ministro, rassicurarmi in tal senso: mi dica che le prove già sostenute e superate non saranno da rifare, e che i miei sacrifici, cosi come quelli di altri concorrenti, non verranno cestinati.

Se così non fosse, da giovane italiano (ho 37 anni) assisterei inevitabilmente ad una morte culturale e sociale del mio amato Paese, dove la “furbata” del ricorso e del vincere facile prevalgono sulla correttezza, sull’onestà e sulla trasparenza di buoni cittadini, che sperano nella giustizia della propria Nazione. Con rammarico.

 

 Salvatore Sibilla

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