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Concorso dirigenti scolastici, passerà chi ha memorizzato più test: il merito è un’altra cosa [INTERVISTA]

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L’attesa prova preselettiva del concorso per dirigenti scolastici si è dunque svolta: meno di 35mila docenti si sono cimentati nelle risposte ai 100 quesiti, su 4mila proposti, per la prima volta tramite computer. Entro un paio di giorni, dal Miur dovrebbe essere comunicata la soglia minima che bisognerà avere superato per accedere agli scritti e far parte quindi del “plotone” dei 9mila ammessi alla prova scritta.

Al momento, è praticamente certo l’accesso di chi ha conseguito almeno 90/100. Mentre può solo sperare chi ha superato 80 su 100.

Tra questi c’è il professor Paolo Fasce, docente di ruolo di matematica applicata nell’istituto tecnico “Einaudi, Casaregis, Galilei” di Genova: l’insegnante, laureato in ingegneria elettronica e abilitato anche in informatica, ha conseguito 81,8 ed è tra coloro che hanno buone chance per passare allo step concorsuale successivo.

Professor Fasce, è soddisfatto dell’esito della prova svolta?

Direi di sì. Considerando che sono stato impegnato sino a pochi giorni fa con gli Esami di Stato, non potevo fare molto meglio.

Come pensa sia andata la prima volta della somministrazione dei test via computer?

E’ andata bene. Anche se nel 2011 non ho partecipato alla preselettiva, ho ascoltato delle narrazioni che mi hanno lasciato basito: siamo passati da un sistema medievale e anti-tecnologico, con i candidati impegnati ad annerire pallini nella casellina giusta, ad una modalità finalmente moderna.

Nella sua aula d’esame ci sono stati problemi?

Nessuno. La prova si è svolta in modo tranquillo e senza intoppi: dopo aver caricato le domande estratte, davanti a dei testimoni, la commissione ha dato il via e sono partiti i 100 minuti a disposizione. A parte chi può avere una fobia per l’informatica, questo sistema può considerarsi efficace.

E sui contenuti delle domande poste cosa ci dice?

Secondo me delle 4mila, circa la metà riguardano delle conoscenze che un dirigente scolastico deve avere: la normativa, i filoni di pedagogia e della didattica, le questioni pratiche della PA con cui confrontarsi. Però per l’altra metà dei quesiti, direi quasi 2mila, sono state poste delle domande stucchevoli.

Cosa intende?

Per un futuro preside non credo sia molto utile conoscere i dettagli di un’assicurazione dei mezzi fuori rotaia. Ma l’apice del nozionismo si è toccato con le differenze tra i vari sistemi scolastici europei, contenuti nell’area nona.

Quindi avrebbe preferito una pre-selezione diversa?

È chiaro che si tratta di una risposta individuale, che varia a seconda delle persone. Premesso che non è facile elaborare una proposta condivisa ed equa, credo che, oggettivamente, si poteva fare di più. Cercando di comprendere chi effettivamente, tra i candidati a preside, ha fatto proprie determinate competenze e non una buona parte di nozioni a memoria.

Questo significa che il Miur avrebbe fatto meglio ad evitare i test a risposta multipla?

Sarebbe stato meglio. Come si correggeranno 9mila temi scritti, se ne potevano correggere 34mila. Certo, i tempi e i costi sarebbero stati più elevati, ma ne avrebbe guadagnato il merito.

Quindi non è detto che passeranno agli scritti i più bravi?

Infatti. Penso che accederanno soprattutto coloro che hanno avuto più tempo a memorizzare la banca dati composta da 4mila domande pubblicata dal Miur a fine giugno. Io, lo ripeto, ho svolto gli esami di maturità. Chi non ha avuto questo impegno o se ne è sottratto, ha moltiplicato le possibilità di farcela.

Lei pensa che passerà?

Non dipende da me. Certo, lo spero.

In bocca al lupo, professore!

Crepi!