I lettori ci scrivono

Concorso dirigenti scolastici, quello che i media non dicono…

Sul concorso dirigenti scolastici è stata fatta vera informazione o, piuttosto, disinformazione? Se lo sono chiesto in molti a proposito di questa vicenda che da mesi è al centro dell’attenzione mediatica. Anche perché si ha l’impressione che sull’ultima selezione per dirigenti scolastici sia stata montata una campagna denigratoria, mirata più a dimostrare una tesi che ad informare il lettore.

La tesi è che il concorso è uno scandalo e la dimostrazione fa leva sulle doglianze dei candidati esclusi.

Ebbene, vorrei brevemente riepilogare, da candidata idonea e giornalista, le cose dette finora su questa vicenda. E, naturalmente, anche quelle non dette.

Premetto che mi sorprende la grande attenzione della stampa verso un concorso che, invece, nel 2011 non interessò nessuno. Né politici, né giornalisti, allora, batterono ciglio dinanzi alle proteste dei candidati che denunciavano gravi irregolarità e chiedevano di poterne esibire le prove, senza essere ascoltati da nessuno.

Oggi, invece, è tutta un’altra storia. Diversi giornali si occupano appassionatamente del concorso, ma ogni scusa è buona per sparargli addosso. Persino un post anonimo su un forum rischia di diventare indizio di reato. Tutti ricordiamo, ad esempio, la faccenda quasi farsesca della “fuga di notizie”, nata proprio da un post di Mininterno, thread dedicato al concorso.

L’artefice dello scoop è L’Espresso, che si vanta, per così dire, di aver scoperchiato il vaso di Pandora, grazie ad un’inchiesta-scandalo con cui denuncia, tra altre cose, fughe di notizie dal Miur. Sul forum di Mininterno un nick, “News freschissime”, si diverte a fare scherzosi pronostici sugli esiti delle prove scritte. L’Espresso grida allo scandalo. Ma non si accorge che in quei numeri c’è un vistoso controsenso algebrico. Lo fa notare, invece Aldo Domenico Ficara e la bufala si sgonfia. Il nick dice: “totale prove corrette 8967 e rimangono da correggere 500 prove”. Ma i conti non tornano. Infatti, facendo la somma tra 8967 e 500 si ottiene 9467, che non coincide con il totale dei partecipanti alla prova scritta.  Dunque, la teoria della fuga non sta in piedi.

Ora, se si volesse seguire lo stesso modus operandi della giornalista Elena Testi, autrice dell’inchiesta, si dovrebbe pensare che pure dal Tar Lazio ci siano state fughe di notizie, perché, a quanto si legge su Mininterno, pare proprio che qualcuno sapesse in anticipo l’esito della sentenza.

Il 24 giugno, ore 13.57, News Freschissime scrive sul forum: “E’ noto in certi ambienti che il Tar abbia già deciso, o ricorrezione di tutti gli scritti o annullamento, la scelta è tra queste due sentenze, tertium non datur…..di sicuro c’è che a settembre non entrerà nessuno”.

Corroborato da un altro nick, che scrive: “Riprendete i libri che il 2 luglio tutti a casa”.

L’1 luglio, News Freschissime scrive questo post: “Nessun rinvio. Preparate la programmazione disciplinare, l’atto di indirizzo è rinviato sine die”.

E il 2 luglio, ore 12, 42, mentre tutta Italia sta col fiato sospeso, il solito buontempone pubblica: “Concorso annullato! Questi giudici si sono fatti influenzare dalla stampa pro bocciatoni. Ma NOI non ci arrendiamo…”.

Stavolta ci azzecca. Ma, francamente, non credo che qualcuno abbia dato retta a quei post, sospettando del Tar.

Ormai, si sa, in questa storia ognuno si sente libero di formulare le ipotesi più bizzarre, trincerandosi dietro il diritto di informazione. Ma un giornalista non dovrebbe mai dimenticare che oltre al diritto, esiste anche il dovere di informare i lettori in modo corretto e imparziale, dando voce a tutti.

Certi media, invece, raccontano la storia solamente dal punto di vista dei bocciati. Cosa ne pensino i promossi non interessa a nessuno.

L’Espresso, in particolare, presenta ai lettori una trama noire-onirica, intrecciata di ipotesi complottiste e fantascienza informatica, a base di “commissari ubiqui, cataclismi naturali, catastrofi, preveggenza, risultati anticipati sui social, poteri paranormali, software impazziti”.

“Concorso presidi: uno scandalo tutto italiano”. Dopo il titolo che è tutto un programma, la giornalista sgrana un rosario di anomalie (per usare le sue stesse parole), che il lettore deve accettare per fede. Perché le presunte irregolarità sono solo le lagnanze dei ricorrenti, speranzosi nell’annullamento del concorso. Ma non vengono esibiti riscontri di alcun tipo, a parte i post di News Freschissime, ripresi in primo piano.

Una sola stranezza viene riferita in modo circostanziato, con nomi e cognomi, la cosiddetta “ubiquità” di alcuni commissari, attualmente al vaglio della Procura.

Dopodiché, la giornalista parla di software impazziti, ma non indica un luogo, una scuola, un’aula in cui si sarebbe verificato l’intoppo. E, difatti, non si è ancora capito in quali postazioni il software sia andato in tilt.

Nei giorni successivi, la Testi tira fuori i “documenti informatici corrotti”, che diventano (per lei) la chiave per capire presunte irregolarità. Si legge di decine di documenti esaminati dall’Espresso, ma non se ne vede nemmeno uno che induca il lettore a pensar a male.

Poi, l’ipotesi più clamorosa, la violazione dell’anonimato. Anche su questo, tuttavia, non viene chiarito nulla, neppure un’ipotesi verosimile di come sia potuta avvenire tecnicamente questa violazione nella prova computer-based del 18 ottobre 2018.

Tanto tuonò che piovve. 2 luglio, il Tar Lazio annulla il concorso. Nuovo titolone: “Il Tar annulla le prove dopo le denunce dell’Espresso”.

Ma è mezza verità. La verità vera è che il Tar annulla, si, ma non certo per le denunce dell’Espresso. Con l’annullamento del Tar l’inchiesta-scandalo non c’entra nulla, perché di tutte le anomalie denunciate il Tar non ne accoglie nessuna. Anzi, le rigetta tutte quante, giudicandole infondate. Il Tar ha annullato la correzione delle prove scritte per un solo punto: il presunto conflitto di interesse di tre commissari. Un aspetto che l’Espresso non aveva mai considerato, neanche di striscio!

Insomma, tirando le somme, in questo enorme polverone mediatico, finora, di riscontri concreti abbiamo sono due screenshot di mininterno.

Mentre, per quanto riguarda la vicenda giudiziaria, allo stato attuale, abbiamo solo due certezze: un annullamento del Tar Lazio, per un presunto vizio di forma, e una sospensiva del CdS, che fa ripartire la procedura con riserva.

E c’è pure, anche questo va detto, una lunga serie di pretesti di ricorrenti (non idonei nella preselezione e nella prova scritta) tutti rigettati, uno dopo l’altro, dal Tar Lazio. Di questi non si parla mai, perciò li riportiamo per dovere di cronaca. Ma, stavolta, il “rosario” lo diciamo con le parole del Tar Lazio.

 

  • Censura ricorrenti: il sessanta è voto sufficiente per passare la preselettiva.

Il Tar lo rigetta: “Nei pubblici concorsi la fissazione di un determinato punteggio minimo da assegnare alle singole prove rientra nella ampia discrezionalità, di natura tecnica, di cui gode l’Amministrazione. L’esercizio di tale discrezionalità- precisa il Tar- sfugge al sindacato di legittimità del giudice amministrativo, salvo che il suo uso non sia caratterizzato da macroscopici vizi di eccesso di potere”.

  • Censura dei ricorrenti: non attendibilità del voto numerico alle prove scritte.

Il Tar lo rigetta: “La censura è infondata stante l’adeguatezza e l’analiticità dei criteri motivazionali a disposizione della Commissione esaminatrice…”.

  • Censura dei ricorrenti: esito negativo della prova condizionato per colpa del software obsoleto e mal funzionante perché era eccessivamente lunga la descrizione del quesito.

Il Tar lo rigetta: “Le censure appaiono destituite di principio di prova, non adducendo il ricorrente alcun elemento a sostegno delle riferite allegazioni difensive. La ricorrente non specifica alcun determinato difetto del sistema…Durante lo svolgimento della prova risulta essere stato in ogni momento possibile accedere al riepilogo delle risposte. Non è poi documentata la lamentata inversione dei pulsanti rosso e blu…Non sono stati segnalati difetti di funzionamento nei verbali”.

  • Censura dei ricorrenti: i commissari hanno proceduto illegittimamente dapprima a valutare i quesiti di lingua straniera corretti dal computer e poi i quesiti aperti, il che ha potuto incidere negativamente sull’esito della prova scritta.

Il Tar lo rigetta: “Trattasi di un modus procedendi affidato alla valutazione della commissione, che ben può procedere dapprima a correggere le prove automatiche”.

  • Censura dei ricorrenti: la prova doveva essere svolta nello stesso giorno su tutto il territorio nazionale, in base al bando.

Il Tar lo rigetta: “Le eccezioni al principio di unicità della prova sono ammesse in casi eccezionali, tra i quali sicuramente deve farsi rientrare l’improvvisa ed imprevedibile chiusura delle scuole disposta dalle competenti autorità in Sardegna…Stenta inoltre il Collegio a individuare il nesso di compromissione dell’esito della prova svolta, che viene eo ipso inammissibilmente fatto discendere dal procrastinamento della prova relativa ai candidati della regione Sardegna”.

  • Censura dei ricorrenti: violazione principio dell’anonimato, il codice meccanografico era oggettivamente conoscibile prima dell’assegnazione alle commissioni.

Il Tar lo rigetta: “La doglianza appare priva di fondamento. Solo alla fine delle operazioni di correzione degli elaborati e al momento dello scioglimento dell’anonimato, alla presenza dei carabinieri venivano effettuate le attività di associazione dei codici anonimi identificativi della prova con i codici fiscali dei candidati e la relativa identità di ciascuno di essi”.

  • Censura dei ricorrenti: le sotto-commissioni non hanno formalizzato la compilazione delle griglie di valutazione secondo le indicazioni dettate nel verbale del 25 gennaio 2019.

Il Tar lo rigetta: “La censura è priva di fondamento atteso che… non si è in grado di comprendere in che misura la lamentata irregolarità abbia codeterminato l’esito della prova da parte del ricorrente. Alcuna violazione del principio dell’anonimato è dato al Collegio cogliere nelle descritte operazioni concorsuali”.

  • Censura dei ricorrenti: la procedura si è connotata per una disomogeneità nelle condizioni in cui i candidati hanno dovuto espletare la prova scritta, a causa di una differente vigilanza.

Il Tar lo rigetta: “Vanno ripetute le considerazioni svolte al par. 2.1, non essendo dato cogliere il grado di compromissione dell’esito della prova del ricorrente”.

  • Censura dei ricorrenti: le condizioni organizzative differenti nelle varie sedi concorsuali hanno comportato determinazioni irragionevoli. Infatti i lavori delle sotto-commissioni si sono connotati per una differenziazione notevole circa la percentuale degli ammessi e/0 il voto medio attribuito alle prove.

Il Tar lo rigetta perché per le medesime argomentazioni di cui sopra.

  • Censura dei ricorrenti: l’esito della selezione concorsuale è risultato inevitabilmente compromesso a causa dell’erronea formulazione di due quesiti che non erano strutturati come domanda diretta, ma si connotavano per essere dei “casi”, richiedendo quindi l’individuazione di soluzioni concrete a specifiche problematiche.

Il Tar lo rigetta: “La censura è infondata. La ricorrente propone e sollecita a questo Giudice un sindacato di merito sulla discrezionalità tecnica che in subietta materia è riservata costituzionalmente all’Amministrazione”.

  • Censura dei ricorrenti: incompatibilità del Comitato Tecnico Scientifico. Potevano far parte di tale organismo soltanto alcune categorie di figure istituzionali, purché non avessero preso parte a corsi di formazione e/0 preparazione per il concorso de quo. Questa garanzia sarebbe violata con la nomina del dott. Luigi Martano, che figura tra i docenti i un corso a pagamento organizzato dalla Cisl.

Il rigetta lo rigetta: “Il dottor Martano non ha mai partecipato ai lavori del Comitato, essendo nominato in qualità di supplente”.

Antonella Mongiardo

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