Considerata l’infima qualità della discussione spesso presente in rete, mi ero ripromesso di starmene buono e zitto sul mio lettino da mare. Ma ogni giorno si scende un gradino, verso un fondo che non capisco dove potrebbe essere posizionato.
Dalla vigilia della prova preselettiva all’indomani della pubblicazione della graduatoria dell’esame scritto si è letto di tutto: dolci pargoli che si affiggevano per la madre bocciata, nonostante avesse buttato il sangue sui libri per mesi; vicari con ventennale esperienza che snocciolavano le loro imprese didattiche, senza capacitarsi del loro risultano negativo, fino ad arrivare alle famigerate doglianze ricusate dal TAR e alla sospensiva del CdS.
Evidentemente nessuno ha spiegato a quei pargoli il concetto di selezione che, scomparso dalla scuola, resta nella società. Evidentemente tanti colleghi si sono dimenticati del peccato che macchia la figura del vicario/primo collaboratore, quasi sempre un privilegiato scelto e non selezionato. Evidentemente tanti colleghi “anziani”, chiusi nei loro feudi da decenni, si sono cullati con la leggenda dei bamboccioni, ignorando che i giovani italiani in realtà studiano, viaggiano, lavorano, accumulando titoli e competenze che molto spesso raggiungono l’eccellenza internazionale.
Un fiume di fango che ha investito le istituzioni e che, invece di rallentare si autoalimenta. “Vinta la battaglia contro i nemici esterni”, immediatamente è arrivata la notte dai lunghi coltelli per i dichiarati idonei. Titoli gonfiati, certificazioni mediche dubbie, reciproche accuse di furberie e offese personali sono le parole della canzonetta che accompagna una parte della scuola italiana alla pubblicazione della graduatoria finale del concorso 2017 per diventare dirigente scolastico.
E, dunque, perché meravigliarsi se in questo calembour compare un classico dell’italica cultura? «Eccellenza non mi rovini, tengo famiglia!»
Improvvisamente compaiono richieste anomale: diritto di preferenza della Regione, non depennamento in caso di rinuncia, graduatorie regionali in nome di parenti malati, figli piccoli e coniugi disperati. Valori indubbiamente, eccelsi e fondamentali, diritti, che tuttavia hanno il potere e il diritto di travolgere tutto il sistema valoriale italiano?
Il bando è stato modificato solo in un punto, il resto è noto da tempo e scritto in un linguaggio abbastanza semplice e comprensibile: concorso nazionale!
Ma ammettiamo pure che si possano apportare ulteriori modifiche in breve tempo. Che fine farebbero le centinaia di scuole senza dirigenti scolastici, a vantaggio delle quali il concorso è stato indetto e semplificato? Dove finirebbe l’interesse pubblico in nome del quale il CdS ha fatto procedere il concorso nonostante l’annullamento del TAR? Quale sarebbe il destino dei 520 idonei non vincitori, che legittimamente sperano nelle rinunce per poter rientrare in gioco? E i bocciati? E i giovani docenti? Quale sarebbe la loro prospettiva per il futuro? Attendere lo svuotamento di graduatorie regionali già nate inesauribili? Emigrare perché chi è venuto prima è riuscito ad ottenere il privilegio di non emigrare?
I vincitori, come nel Medioevo, si spartiscono la preda, facendo in modo che solo loro possano beneficiarne. Le corporazioni tutelano i loro adepti. Ai cittadini onesti e democratici non resta che stare a guardare.
Eppure si continua a ripetere che per far rinascere questo Paese bisogna ripartire dalla scuola.
Riflettendoci adesso, credo di non avere mai capito il senso di questa frase, che adesso mi è chiaro: per far rinascere questo Paese bisognerebbe cominciare ripulendo la scuola dall’opportunismo e dall’individualismo.
Un idoneo al concorso dirigenti scolastici
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