Ha preso sempre più le sembianze di una partita scacchi, con le mosse a base di ricorsi, la vicenda del concorso per dirigenti scolastici annullato dal Tar del Lazio per un vizio formale nella scelta di tre commissari, incompatibili con quel ruolo, già finito sotto la lente del Consiglio di Stato. Il Miur ha infatti formalmente depositato l’appello all’organo giudicante superiore, con tanto si sospensione con urgenza dell’efficacia esecutiva della sentenza.
Il Consiglio di Stato, però, a differenza di quanto si poteva immaginare in prima battuta, non si è espresso con immediatezza: la decisione sulla drastica decisione del Tar laziale arriverà solo lunedì 8 luglio.
L’impressione generale è che accolga la richiesta dell’amministrazione scolastica centrale, in modo da completare gli orali del concorso, che da lì a pochi giorni volgeranno al termine come da programma, evitando quindi di arrivare all’inizio dell’anno scolastico con una scuola su tre priva del proprio dirigente scolastico.
A pensarla così è anche l’Anp, che riterrebbe “inaccettabile ‘gettare via il bambino con l’acqua sporca’. Per quanto concerne il merito della vicenda – dicono dal primo sindacato dei presidi – siamo convinti che il Consiglio di Stato sospenderà in via cautelare gli effetti della sentenza, consentendo così il completamento della procedura concorsuale, e che successivamente la annullerà”.
“Per queste ragioni – continua l’Anp -, abbiamo deciso di promuovere un autonomo appello avverso la sentenza presso il Consiglio di Stato”, costituendo “un pool nazionale di tre studi legali di elevata qualificazione per avviare un’azione legale riservata esclusivamente ai nostri iscritti”.
Anche gli altri sindacati si stanno muovendo in questa direzione, temendo quindi l’annullamento: in successione, hanno promosso ricorsi “ad adiuvandum”, al fine di permettere la copertura dei posti vacanti da preside già con l’avvio del nuovo anno scolastico, seppure con la modalità della riserva.
Controcorrente si muove, come già scritto, il Codacons, che si è costituito in opposizione al ricorso del Miur, quindi a favore della sentenza del Tar, depositando un intervento “ad opponendum”, proprio per contestare l’appello del ministero dell’Istruzione.
Intanto, durante la giornata si sono moltiplicate le ipotesi sull’intendimento della sezione terza bis del Tar, che in caso di annullamento diventerebbe importante: c’è chi intende che l’intera procedura concorsuale dovrebbe essere annullata; chi sostiene che si dovrebbe ripartire dagli scritti, salvando quindi soo l’esito delle prove preselettive, che avevano comunque escluso la maggior parte dei candidatati; c’è infine chi sostiene che andrebbero ricorrette le prove scritte svolte, ripetendo però tutti gli orali, poiché il “vizio” riscontrato dal Tar infatti si sarebbe verificato al momento della definizione dei criteri di correzione.
A propendere per quest’ultima ipotesi – ricorrezione degli scritti e rifacimento dei colloqui finali – è Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp: “se si trattasse di illeciti gravi sarebbe giusto annullare il concorso ma io non ritengo sia così – ha detto il sindacalista all’Ansa -. Si parla di incompatibilità di tre commissari che secondo noi non sussiste. Per un motivo del genere non condividiamo la scelta dell’annullamento“, ha tirato corto Giannelli.
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