Cosa potrebbe accadere se il Consiglio di Stato dovesse confermare la decisione presa dal Tar del Lazio di annullare il concorso per dirigenti scolastici, seguito dell’accertata presenza di tre commissari incompatibili con quel ruolo? Sicuramente, la scuola si ritroverebbe a dover gestire un problema notevole.
Perché almeno 2.500 istituti scolastici, su poco più di 8mila, si ritroverebbero senza il loro capo d’istituto.
Considerando che la maggior parte andranno in reggenza ad un preside, la scuola italiana si ritroverà con due capi d’istituto su tre a rincorrere in media i problemi esistenti in una decina di sedi scolastiche, organizzare riunioni, incontrare genitori, organizzare collegi dei docenti, consigli d’istituto e tutto quello che concerne il quotidiano operato di un dirigente scolastico.
È chiaro che un’ipotesi del genere sarebbe davvero negativa per il sistema scuola, con responsabilità che ricadrebbero, per forza di cose, anche sui vertici del Miur.
E servirebbero delle soluzioni alternative immediate. Secondo la Gilda degli insegnanti, la situazione è così critica che varrebbe la pena, almeno stavolta, tornare al “preside elettivo”, proposto già alcuni mesi fa.
“La creazione del ruolo dirigenziale in sostituzione dei vecchi ma efficienti presidi – ha fatto sapere la Gilda – ha ingessato in senso burocratico e aziendalista la scuola italiana. Contro questa deriva, rilanciamo la nostra proposta di introdurre la figura del ‘preside elettivo’ che deve essere nominato dal Collegio dei docenti e al quale va affidata l’organizzazione della didattica”.
A caldeggiare la proposta, in passato, era stata anche l’Associazione nazionale docenti. Ma non tutti i sindacati sarebbero d’accordo, ad iniziare dall’Anp, che è anche l’organizzazione sindacale con maggiori tessere tra i presidi italiani.
Tuttavia, è bene chiarire che la proposta della Gilda non sarebbe di facile attuazione: l’attuale modalità di individuazione dei dirigenti scolastici, tramite concorso, deriva, infatti, da una serie di norme che dovrebbero essere superate.
Tutto è nato, in pratica, con l’introduzione dell’autonomia scolastica: con la Legge 59 del 1997 e con il Dpr 275 del 1999 che regolamenta l’attuazione dell’autonomia didattica e organizzativa degli istituti scolastici, propedeutiche alla Legge 165/2001, da cui è quindi scaturita l’attuale normativa che regola la dirigenza scolastica e i concorsi d’accesso alla professione.
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