“Nel corso della mia carriera non mi è mai capitato di trovarmi di fronte a candidati a un concorso così importante che fossero tanto deboli, sprovveduti o impreparati come quelli, purtroppo numerosi, cui abbiamo dovuto negare l’accesso al ruolo di presidi…” (La Repubblica, 28 Agosto 2019)
Con queste parole esordisce “l’autore è linguista e docente universitario”, come ama firmarsi il Presidente della Sottocommissione n.30 per il concorso a Dirigenti Scolastici 2017, ruolo per il quale non c’è da esserne fieri, visti i tanti vizi di legittimità e di illiceità, per cui il Tar Lazio ha proceduto all’annullamento e le indagini della Procura della Repubblica, di giorno in giorno, producono nuove schiaccianti prove a difesa della legalità e dei diritti di tanti docenti, lesi nella propria dignità di individui e di “lavoratori” di uno Stato di diritto, per il quale gli stessi sostengono la formazione e la crescita delle future generazioni.
Si tratta di persone che per anni hanno speso le proprie energie con notevoli sacrifici personali e dei propri affetti per realizzare la possibilità di essere protagonisti di un cambiamento, di un miglioramento della scuola del nostro Paese ma che una procedura concorsuale all’insegna dell’incompetenza, incompatibilità, superficialità di chi ha diretto una “orchestra” priva di accordo e mal nata, ha infangato e reso ridicolo agli occhi di tutti coloro che vivono nella scuola e fuori.
L’Esimio Presidente della Sottocommissione n.30 usa un lessico obsoleto e privo della più elementare competenza linguistica in materia di Dirigenza Scolastica, che ben evidenzia la parola “Preside” e ama definirsi linguista?? Così recita l’Esimio Presidente: “Abbiamo dovuto negare l’accesso al ruolo di presidi”. Ahimè! Davanti a “cotanto scempio” la povera Crusca “suonerà nelle quiete stanze”.
La lettura dell’articolo poi, a seguire, lascia esterrefatti davanti al nome illustre di una candidata dello scellerato concorso, il cui insigne ruolo, come esponente di spicco del nostro Paese, rende l’“orchestra” sempre più priva di accordo e cala il sipario sul nostro linguista, Esimio Presidente e professore universitario!
Non voglio pensare al significato etico e più profondamene umano che sottendono le affermazioni di “asineria” nei confronti di docenti aspiranti Dirigenti Scolastici, da parte di chi si presume essere propugnatore di valori e principi che appartengono solo a persone di grande spessore ma che in questa nostra “Italietta” sono una rarità, e, chissà se, fra quegli asini, forse mancati dirigenti, non ce ne sia più di qualcuno di questa rara specie!
I nostri ragazzi sono orgogliosi dei tanti docenti che, amando la loro professione, si sono impegnati per anni nella preparazione del Concorso per Dirigenti Scolastici, continuando a trasmettere loro il senso etico e civile dell’essere cittadini di un Stato dove il merito, il rispetto dell’altro, l’impegno, la legalità, la giustizia, la trasparenza siano cardine di una società dove anche i “congiuntivi” e le “radici quadrate” dimenticati acquistino il senso di una “bellezza” che ha il gusto della calviniana “leggerezza” o di quella più remota boccaccesca, che disdegna il “dargli briga” della lieta brigata!
Non sarà certo questa inqualificabile avventura dei docenti candidati Dirigenti Scolastici “deboli, sprovveduti”, tremolanti, come dice l’Esimio Presidente, ad impedire che si continui a credere nella possibilità di un “cambiamento” che possa rendere i nostri giovani migliori di chi osa giudicare senza conoscere, di chi attacca quando non sa, di chi ritiene di sapere ciò che non sa!
Chiudo ricordando al Noto Linguista che la dignità degli uomini va oltre le parole di chi, e non per sua colpa, non conosce il significato linguistico della parola “Verecondia”.
Annarita Bisceglia
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