I lettori ci scrivono

Concorso dirigenti scolastici, una selezione “disumana”

“La teoria economica tradizionale presume coraggiosamente che le persone prendano le loro decisioni in modo da massimizzare la loro utilità. Accettare questa ipotesi consente all’economia di prevedere una grande quantità di comportamenti (in modo corretto o scorretto) senza mai fare studi empirici sugli attori umani”.

Non posso fare a meno di pensare alle teorie di Herbert Alexander Simon, quando osservo, dalla mia fortunata posizione di bocciata, le sorti dei vincitori di questo concorso e mi chiedo come mi sentirei al loro posto.

Il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici si è rivelato disumano fin da subito: l’imposizione di conoscere a memoria 4000 test senza, in alcuni casi, comprenderne il significato ha delineato senza ombre la strada che si sarebbe dovuta percorrere per arrivare al traguardo; tuttavia si pensava che i vincitori, dopo aver superato indenni la trappola di Tissaferne (ossia la correzione random della prova scritta) e le terre dei Taochi (la prova orale), avrebbero potuto esultare gridando: “Thalassa! Thalassa”.

Invece non è così: i vincitori al momento stanno peggio dei vinti perché, ancora una volta, contro ogni logica economica, si trovano ad essere numeri in mano a un impietoso algoritmo che non ammette variabili.

Non è la prima volta che accade, già nel 2016 professori e insegnanti si sono trovati a dover fare una scelta radicale.

Quando osservo la logica che ci ha portato all’attuale situazione della Scuola, mi sento protagonista di un esperimento comportamentista atto a valutare in maniera euristica le potenzialità e il grado di adattabilità dell’Homo magister, specie in via d’estinzione (per evidenti cause esogene) soprattutto nell’Italia settentrionale e mi chiedo se l’obiettivo non sia quello di trasformare l’uomo di umani sentimenti in Homo oeconomicus o, se si preferisce un’analogia con Michael Ende, in Grey Gentleman.

Me lo domando ma lo nego perché, per natura, sono portata a credere che l’essere umano agisca in buonafede e non mi resta che affidare le risposte a H. A. Simon; egli dimostra che gli uomini, pur possedendo la ragione, non sono in grado di utilizzarla secondo i parametri economici più convenienti.

In effetti, se una situazione è complessa, non si può perder tempo a considerare tutte le variabili (eventuali figli, leggi 104, problemi economici nel trovarsi a pagare sia un mutuo sia un affitto) ma diventa necessario proteggersi con quella che Simon definisce “razionalità limitata” ovvero una ragione che, pur basandosi su calcoli approssimativi o del tutto errati, porta a risultati non ottimali ma comunque soddisfacenti.

E’ il criterio del satisficing.

Solo così mi spiego la logica di un algoritmo che calpesta quei diritti che ciascun lavoratore chiede: la Soluzione Ottimale è stata la regina di questo concorso fin dall’inizio e, fin dall’inizio, ha provocato vittime innocenti: effetti collaterali della pratica più veloce per assumere.

Ma solo adesso, punendo anche i vincitori, mostra il suo vero volto.

Certo, anche i carabinieri sono costretti a spostarsi, ma gli affitti che si trovano a pagare sono ridicoli e, se dirigono l’arma, sono spesati di tutto.

Solo gli insegnanti sono privi di tutele economiche quando vengono costretti a trasferirsi, solo i dirigenti delle nostre scuole si trovano a dover affrontare qualsiasi sacrificio venga loro richiesto (dalla quadrupla reggenza carpiata alla statica impronta digitale).

Il bando, del resto, era chiarissimo: concorso nazionale.

Il tutto sta nella definizione che diamo a quell’aggettivo che fa rima tanto con razionale quanto con casuale.

E la domanda che sorge spontanea è: “Siete coscienti di farci affrontare tutto questo?”

Con solidarietà a chi ha vinto e a chi è stato vinto.

Alessandra Giordano

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