Sta diventando un caso nazionale quello dei candidati a diventare insegnanti che a fine 2021, positivi al Covid-19, non hanno potuto partecipare alla prova scritta del concorso ordinario al quale si erano iscritti, hanno quindi presentato ricorso al Tar e ottenuto la possibilità di svolgerla oltre due anni dopo (nel 2023), con la modalità della riserva, attraverso una verifica cosiddetta suppletiva; hanno superato quella prova, poi anche l’orale per poi entrare pure in ruolo (nell’estate scorsa). Salvo poi arrivare ad alcuni giorni fa, quando il Consiglio di Stato ha comunicato ai loro legali il ribaltamento delle sentenze del tribunale regionale: in attesa di comprenderne le motivazioni, sembra che sia stata riconosciuta la fondatezza della tesi dell’amministrazione scolastica, secondo la quale non vi era alcun obbligo di organizzare le prove suppletive a seguito della pandemia.
A metà anno di prova, dunque, questi insegnanti (al momento non si comprende però quanti siano) si ritrovano con la spada di Damocle di una sentenza pesantissima negativa. E lo spettro del licenziamento dietro l’angolo.
Della vicenda si parlerà presto anche in Parlamento. Elisabetta Piccolotti, dell’Alleanza Verdi Sinistra, il 29 gennaio ha annunciato che presto depositerà “un’interrogazione su questo caso” che definisce “surreale e inquietante”, chiedendo nel contempo che “il Ministero ponga rimedio al più presto. Chi ha superato un concorso pubblico deve essere messo in condizione di essere assunto a tempo indeterminato”, ha detto la deputata.
Piccolotti, componente della commissione Cultura di Montecitorio, ritiene che “tutto questo è inaccettabile” dando per scontato l’epilogo peggiore: “i docenti che avevano superato il concorso 2020 nelle prove suppletive, perché malati di Covid nelle date del primo appello, verranno presto licenziati. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito si è infatti appellato al Consiglio di Stato per invalidare il concorso e i relativi contratti di assunzione. Siamo alla follia”.
La conclusione di Piccolotti tende al pessimismo: “i precari della scuola sono ormai in una specie di girone infernale. Nemmeno superando un concorso sono certi di entrare in ruolo ed essere stabilizzati”.
Il Comitato dei docenti rischio di licenziamento, come riporta una lettera inviata alla nostra redazione e pubblicata oggi, chiede al Ministro dell’Istruzione e del Merito di porre rimedio ad una situazione divenuta idonea ad arrecare pregiudizio ai diritti degli alunni, degli insegnanti e delle loro famiglie. “Il Comitato ha fiducia nell’impegno del Ministro in carica e delle Istituzioni interessate al buon funzionamento della scuola italiana”, così si conclude la lettera.
Ecco l’opinione di Flc-Cgil in merito, come riporta un comunicato: “La FLC ha dato sostegno a questi lavoratori attraverso il ricorso al TAR, ottenendo lo svolgimento delle prove suppletive che si sono tenute nell’aprile 2023. I docenti che hanno superato le prove suppletive sono stati poi assunti a tempo indeterminato nell’anno scolastico in corso. Ma il MIM, nonostante l’urgente bisogno di insegnati stabili e qualificati e nonostante fossero già stati affrontati i costi per svolgere le prove suppletive, incomprensibilmente ha ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR”
“Il 24 gennaio il Consiglio di Stato, ha affermato il principio dell’irrilevanza degli impedimenti soggettivi dei concorrenti anche se causati da forza maggiore, annullando di fatto la sentenza del TAR che aveva ordinato le prove suppletive. Come FLC CGIL valutiamo la sentenza del Consiglio di Stato illogica e ingiusta in quanto determinerà il licenziamento di docenti che hanno superato regolarmente un concorso pubblico e stanno svolgendo l’anno di prova con profitto. Tutto ciò n un contesto dove ogni anno centinaia di migliaia di cattedre vengono assegnate a supplenti. Chiediamo dunque che il Ministero ponga rimedio a questa assurda situazione e continueremo ad assistere le lavoratrici e i lavoratori coinvolti in tutti i modi possibili”.
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