Dopo le immissioni in ruolo, l’attenzione è puntata sul nuovo concorso del personale docente, il cui bando di selezione è previsto per dicembre.
In queste settimane si sta lavorando al regolamento della gara e alla struttura delle prove, che dovrebbero essere incentrate maggiormente sulle capacità del docente di lavorare in classe, con prove ad hoc di simulazione della lezione frontale.
Le graduatorie di questa selezione saranno valide per il triennio 2016/2018 e si calcola un numero di assunzioni di circa 60 mila docenti, senza contare gli iscritti delle graduatorie ad esaurimento che porterebbero circa 90 mila cattedre in più. Complessivamente sono attese più di 150 mila domande.
Tuttavia, c’è la questione della riforma delle classi di concorso che desta qualche dubbio; per riformare le classi è necessario ottenere il parere delle commissioni competenti in Senato e Camera dei deputati e l’approvazione successiva del Consiglio dei ministri, che potrebbe modificare qualcosa in linea con i pareri ricevuti dal Parlamento.
Ma i tempi della procedura di riforma delle classi di concorso rischiano di non coincidere con i tempi della selezione che potrebbe tagliare fuori per almeno tre anni potenziali candidati non ancora riconosciuti a livello ufficiale.
Attualmente sono 114 le classi di concorso che parteciperebbero al concorso, 11 quelle nuove, per quanto riguarda l’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado, come la Lingua italiana per studenti stranieri (A – 23) e le classi dedicate ai licei musicali e coreutici.
Con la riforma i laureati in scienze politiche saranno abilitati all’insegnamento di diritto ed economia.
Il problema risulta essere quindi che l’utilizzo delle vecchie classi di concorso non permetterebbe a nuovi potenziali candidati di partecipare alla prossima selezione, restando di fatto tagliati fuori anche dalla fase di successiva confluenza.
Al momento si tratta di una possibilità, di un rischio, che però potrebbe creare nuovi attriti all’interno del mondo della scuola.
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