A pochi giorni dalla scadenza dell’invio delle domande per accedere al concorso docenti, ci sono almeno 25mila ricorrenti che attendono con ansia.
L’occasione per fare il punto della situazione, in particolare sull’abilitazione come requisito di accesso al concorso, è stata un’interrogazione parlamentare su vari aspetti della scuola, tenuta il 7 aprile in VII commissione della Camera.
A formularla è stata Maria Coscia, del Partito Democratico. Ferma è sembrata la risposta del Governo, per il quale ha parlato la sottosegretaria Angela d’Onghia.
“Ad oggi, il Miur – ha detto – è a conoscenza di 12 decreti di natura cautelare che riguardano 66 ricorrenti. Il Tar Lazio con i citati provvedimenti non è intervenuto nel merito della legittimità delle disposizioni impugnate. Si è infatti limitato a fissare la data per l’udienza collegiale – che si terrà oggi (ieri, n.d.r.) e il 21 aprile – e, considerato che le citate date sono successive al termine ultimo per la presentazione delle domande di partecipazione al concorso, ha altresì concesso ai ricorrenti di avanzare comunque la domanda. Ciò esclusivamente in ragione del pericolo di pregiudizio irreparabile a carico dei richiedenti derivante dall’imminente scadenza del termine. Oggi e il 21 aprile il Collegio giudicante si esprimerà sulla richiesta cautelare dei ricorrenti”.
“A tal proposito – ha proseguito d’Onghia -, l’amministrazione, tempestivamente, ha provveduto a costituirsi per resistere alle pretese avanzate dai ricorrenti e per ottenere la revoca dei citati decreti monocratici, stante la totale infondatezza dei ricorsi, del tutto carenti di fumus boni iuris”.
Nella propria memoria difensiva, il Miur ha richiamato il dettato normativo di cui all’articolo 1 comma 110 della Legge n. 107 del 2015, che prevede il titolo di abilitazione all’insegnamento come requisito necessario per partecipare alla procedura concorsuale nazionale.
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E con la stessa memoria, il Miur ha anche rappresentato, ha detto il sottosegretario “l’ingiustificata disparità di trattamento che si verrebbe a configurare qualora fossero ammessi a partecipare al concorso anche i non abilitati rispetto agli aventi diritto, ben individuati non solo dal bando ma anche da una fonte di rango primario, la Legge n. 107. Si è altresì rappresentato l’interesse legittimo degli aspiranti abilitati al regolare svolgimento del concorso, secondo le modalità previste dalla legge”.
D’Onghia ha concluso il suo intervento, confermando che il ministero dell’Istruzione “continuerà ad adoperarsi nelle opportune sedi per far sì che il concorso si svolga così come previsto dalla legge n. 107, e dunque, in particolare, che a partecipare allo stesso siano solo i docenti in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento”.
La risposta di d’Onghia ha soddisfatto Anna Ascani, sempre del Pd, la quale, replicando in qualità di cofirmataria, si è detta soddisfatta della risposta, alla luce degli sviluppi che sta avendo la vicenda innanzi agli organi di giustizia amministrativa.
Ascani ha quindi chiesto al Governo “di portare avanti la propria posizione sino al termine del contenzioso giurisdizionale, affinchè sia riaffermato che l’accesso al concorso pubblico per docente può avvenire solo in presenza dei requisiti previsti per i candidati dalla legge n. 107 del 2015”.
Intanto, la posizione del Miur sembrerebbe trovare credito anche in sede di giudizio: giunge la notizia in redazione che il 7 aprile il Collegio giudicante del Tar del Lazio, chiamato ad esprimersi sulla richiesta cautelare dei un nutrito numero di ricorrenti, avrebbe espresso parere negativo. E a breve, già nelle prossime ore, uscirà l’ordinanza. Che potrebbe rendere inutile l’aver potuto presentare domanda di accesso alle prove scritte.
Appena La Tecnica della Scuola sarà in possesso di notizie più precise, ne darà immediata comunicazione ai propri lettori.
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