Nel dare notizia della sospensione della procedura concorsuale nella regione Piemonte concludevamo che non era da escludersi un "effetto domino".
Non c’era bisogno di tirare in ballo nè le profezie Maya nè Nostradamus, bastava "annusare" l’aria.
Ora, distanza di poche ore arriva la conferma: anche in Toscana il concorso sta subendo una battuta d’arresto, come annunciato dal competente Usr con apposito avviso.
E forse, nei prossimi giorni, le difficoltà si estenderanno anche altrove.
D’altronde qualunque persona dotata di buon senso capisce che non si può pensare di tenere in piedi una procedura concorsuale che coinvolge decine di migliaia di concorrenti e centinaia di commissioni esaminatrici facendo leva unicamente (o quasi) sulla buona volontà delle persone o addirittura sul mecenatismo di alcuni.
Perchè di questo si tratta:presidenti e commissari non sono soltanto persone di buona volontà o dotate di spirito di abnegazione; sono quasi dei mecenati perchè, alla resa dei conti, per il loro lavoro percepiranno (non si sa neppure bene quando) un compenso che non coprirà neppure le spese effettivamente sostenute per partecipare ai lavori della commissione.
Chi ha pensato di risparmiare un po’ di soldi introducendo nella legge di stabilità di qualche mese una norma che riduce drasticamente i compensi per presidenti e commissari d’esame ha fatto un calcolo miope, senza neppure conoscere la specificità dei concorsi a cattedra che sono cosa ben diversa rispetto ad altri tipi di concorsi pubblici.
C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare: siamo certi che l’azzeramento quasi totale dei compensi non possa in qualche misura influire sulla imparzialità del lavoro delle commissioni?
E perchè si sostiene che il finanziamento (o il rimborso elettorale) ai partiti avrebbe come risultato quello di lasciare l’attività politica nelle mani di chi è "ricco di famiglia", mentre non ci si pone il benchè minimo problema per la delicatissima funzione dei commissari di concorso?
A meno che non si ritenga che l’importante non è selezionare i docenti "migliori" ma più banalmente rispettare in modo esclusivamente formalistico il sacrosanto principio costituzionale che ai pubblici impieghi si accede mediante concorso pubblico.
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