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Concorso docenti, Bussetti: “Niente più idonei. Stop ai ricorsi”

Nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, non ha parlato solo di regionalizzazione di docenti e di sostegno, ma anche del nuovo sistema di reclutamento tramite concorso. Il titolare del dicastero di Viale Trastevere, infatti, afferma che “dal prossimo concorso non avremo più gli “idonei”: o passi il concorso e sei abilitato per il biennio di durata del bando o devi rifare il concorso. Sarà la fine dei ricorsi”.

Per il governo M5S-Lega, dunque, le attuali regole non sono più sostenibili. Per Bussetti sono “troppi” tre anni di attesa per diventare docenti.

Infatti, in base alle regole della Buona Scuola e del decreto legislativo 59/17, ogni due anni ci sarebbe dovuto essere un concorso aperto ai laureati in possesso di 24 CFU nelle discipline antro-psico-pedagogiche. Dopo il concorso ci sarebbe stato il FIT.

Solo coloro che, al termine del tirocinio sarebbero stati giudicati idonei all’insegnamento, avrebbero preso la cattedra.

L’intenzione, però, è di cambiare. Dunque via libera ad un sistema molto più veloce e che soddisfi tutte le parti in gioco: l’idea è quella di prevedere l’integrazione con esami ad hoc durante il percorso di laurea, per poi accedere direttamente ad un concorso.

Il concorso quindi sarà l’unica strada di accesso all’insegnamento, e dovrà essere bandito in base ai posti vacanti e disponibili.

La situazione dei posti vacanti e disponibili è grave: infatti solo per l’a.s. 2018/2019 non sono stati assegnate 32.217 cattedre, più della metà del contingente di assunzioni previsto.

Soltanto 25.105 posti, sono stati coperti con incarichi a tempo indeterminato e, oltretutto, di questi ben 6.433 (il 25% dei posti stabilizzati) sono contratti a tempo determinato, perché coperti da docenti delle graduatorie del concorso regionale (GRME) che svolgono il terzo anno di FIT con un contratto al 31 agosto.

Inoltre migliaia di docenti abilitati che avrebbero potuto essere assunti sono invece rimasti precari, pertanto le scuole hanno dovuto nominare supplenti per tutti i posti non coperti dalle immissioni in ruolo.

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Andrea Carlino

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