Ci voleva il premier Conte per trovare l’intesa all’interno nella maggioranza sulla “patata bollente” dei concorsi per assumere 32 mila nuovi docenti della secondaria con un concorso straordinario: il vertice notturno di Palazzo Chigi, alla presenza della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e dei capigruppo dei partiti di maggioranza al Senato, collegati in videocall, è servito per stabilire che per i precari la procedura riservata ci sarà, solo che si svolgerà dopo l’estate, con l’unica verifica non più a risposta multipla (le cosiddette ‘crocette’) ma con una prova scritta.
La copertura dell’alto numero di cattedre libere, quindi, si realizzerà quasi interamente con le supplenze, le quali potranno contare sul rinnovo delle graduatorie d’istituto che prenderanno la sembianza di provinciali.
Le paventate assunzioni direttamente da graduatoria continueranno a farsi dalle GaE, con la novità, però già prevista, delle ‘call veloce’, la quale darà possibilità ai precari di scegliere una provincia con maggiori possibilità di arrivare all’agognato contratto a tempo indeterminato.
Per le graduatorie d’istituto, invece, dovrebbe averla spuntata la ministra: la porta che dà accesso al ruolo rimarrà chiusa.
La prova del concorso straordinario, confermano fonti di Palazzo Chigi, “si terrà dopo l’estate e sarà in forma scritta, con consegna di un elaborato, senza quiz a risposta chiusa”.
C’è “soddisfazione”, a quanto si apprende dalle stesse fonti: l’accordo sottoscritto, spiegano, ”permette di combattere il precariato garantendo la meritocrazia”.
La graduatoria del concorso straordinario per complessivi 32 mila posti che si andrà a formare, sarà determinata, oltre che dall’esito della prova, pure dalla valutazione dei titoli e del servizio svolto.
“Bene la soluzione sul concorso straordinario per la scuola”, ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
“Vogliamo ridurre il precariato, per dare più stabilità alla scuola, e vogliamo farlo attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito. Abbiamo 78 mila insegnanti da assumere nel primo e secondo ciclo fra concorsi ordinari e concorso straordinario. Sono numeri importanti e dobbiamo fare presto”
“La proposta del Presidente del Consiglio va in questa direzione, confermando il concorso come percorso di reclutamento per i docenti”, ha confermato la ministra.
“Viene accolta – ha continuato – la richiesta di modificare la modalità della prova, eliminando i quiz a crocette che erano stati previsti nel decreto scuola votato a dicembre in Parlamento. Questa prova sarà sostituita con uno scritto, in modo da garantire una selezione ancora più meritocratica”.
Ora l’accordo dovrà in poche ore confluire nel D.L. 22, visto che nel primo pomeriggio del 25 maggio prenderà il via l’approvazione degli emendamenti, anche se quella sui concorsi e sul quale è arrivato il sofferto accordo dovrebbe slittare alla mattina di martedì 26 maggio.
Il giorno dopo il testo arriverà nell’Aula dl Senato, dove si prevede il voto di fiducia. Poi passerà velocemente alla Camera, dove arriverà di fatto blindato, per essere approvato definitivamente entro la prima settimana di giugno.
“Occorre lavorare rapidamente, insieme al Parlamento – ha detto Azzolina – per tradurre la misura in una norma da introdurre nel decreto scuola, dimostrando che la maggioranza ha a cuore la qualità del sistema di istruzione e, di conseguenza, gli studenti, che ne sono i principali protagonisti”.
Anche il Pd si dice contento della soluzione trovata: “va nella direzione che abbiamo sempre auspicato. Ringraziamo dunque la maggioranza, la ministra e il presidente del Consiglio per il grande lavoro fatto”, hanno dichiarato Nicola Oddati, Anna Ascani e Andrea Marcucci, che hanno partecipato per il partito alla video conferenza.
“In queste settimane – continuano – abbiamo letto provocazioni e semplificazioni di chi accusava di volere una “sanatoria. È il caso di ribadirlo: il Partito democratico non ha mai sostenuto l’idea che si potesse entrare in ruolo a scuola senza una forma di selezione. E questo perché la giudichiamo un errore per il sistema, per gli studenti, ma anche per i precari. Perché se abbiamo 32mila posti per circa 80mila aspiranti, tutti devono poter concorrere ad occuparli”.
“Noi ponevamo un problema molto serio: le crocette – spiegano – non sono uno strumento di selezione adeguato. Lo avevamo accettato perché consentiva di procedere più rapidamente di altre forme, ma la pandemia ha cambiato le carte in tavola ed era quindi giusto un ripensamento complessivo”.
Secondo i democratici “a vincere non è qualcuno, ma la scuola e si potrà così cominciare a restituire a questo mondo la serenità che serve per ripartire al meglio a settembre”.
Solo che a settembre la serenità potrebbe non bastare a risolvere il problema del maxi numero di supplenze da sottoscrivere: non ci sarà, infatti, nemmeno uno dei 78 mila vincitori dei concorsi banditi nei giorni passati. Dei due ordinari si sapeva già. Adesso sappiamo che anche lo straordinario ha fatto la stessa fine. Questo significa che non sarà alto il numero di adesioni alle convocazioni per le immissioni in ruolo, probabilmente ancora più basso del 2019, quando delle oltre 55 mila assunzioni concordate se ne sono portate a termine circa 25 mila.
Chiuso con un problema, nelle prossime settimane se ne aprirà un altro. Che per numeri, oltre 200 mila supplenze da assegnare, e conseguenze pratiche sulla didattica e sull’inizio dell’anno, complicato dal rientro in classe di oltre otto milioni di alunni dopo la DaD, si presenta molto più complesso di quello dei concorsi.
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