L’accordo sottoscritto il 14 dicembre del 2020 dal cardinale Gualtiero Bassetti e dal Ministro dell’Istruzione pro tempore Lucia Azzolina, sembrava avesse posto a soluzione il problema più che decennale riguardante gli insegnanti di religione.
Il bando del concorso era previsto entro il dicembre del 2020 così come sancito nell’art. 1 bis della legge 159, ma tutto si è scontrato con la pandemia, e nel decreto mille proroghe viene fissato il rinvio di tutta la procedura entro dicembre del 2021.
Ma che tipo di concorso si intende svolgere?
Secondo l’ex ministro Azzolina gli insegnanti di religione dovrebbero far “valere competenze e merito con il concorso e proseguire il loro percorso professionale con maggiore stabilità”.
Affermazione che non è accettata da tutti i sindacati, i quali auspicano una procedura straordinaria, come è stato per i docenti abilitati, e che vada incontro a tutti i docenti di religione, che prestano con impegno servizio da 36 mesi e più, in modo efficiente ed efficace nella formazione dei giovani.
Nel merito, la voce dei sindacati è abbastanza univoca; infatti tutte le sigle affermano la necessità di procedere alla stabilizzazione dei precari attraverso una procedura concorsuale straordinaria.
Lo SNADIR sostiene la necessità di “avviare azioni efficaci per l’assunzione in ruolo di tutti i docenti di religione con oltre 36 mesi di servizio, attraverso procedure straordinarie vere, sicure e certe”.
Sulla stessa linea si muovono le sigle sindacali rappresentanti dei lavoratori della scuola.
La FLC CGIL sostiene come prioritaria una procedura che garantisca “la stabilizzazione di questi lavoratori” affermando che “in piena pandemia avviare l’ennesimo concorso appare del tutto fuori luogo, visto l’esito e le difficoltà già registrate con il concorso straordinario”.
La CISL SCUOLA assieme allo SNALS affermano già dal 2018 la necessità di “stabilizzare gli insegnanti di religione prevedendo per i docenti incaricati l’immissione in ruolo attraverso una procedura semplificata e riservata”.
La UIL Scuola invita a porre “l’attenzione alla risoluzione del precariato, con un concorso per soli titoli oppure che preveda prove non selettive e graduatorie ad esaurimento regionali su base diocesana”.
I docenti precari di religione, alcuni anche con ben 10 e più anni di servizio precario, auspicano che il nuovo ministro prenda atto della necessità di promuovere una procedura snella e straordinaria così come è stato per i docenti abilitati.
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