Il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione sul concorso non scalfisce le certezze del Miur: i quesiti di inglese nella prova scritta saranno due.
E non uno, come chiesto dal Cspi. La conferma è arrivata a margine della presentazione di un’iniziativa per portare teatro e cinema tra i banchi, quando al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è stato chiesto se resteranno due le domande da proporre in lingua inglese nel prossimo concorso per insegnanti. Rispondendo, il responsabile del Miur non ha avuto dubbi: “Yes, of course”.
Non trova accoglimento, quindi, quanto espresso alcuni giorni fa dai componenti del neo-eletto organismo superiore della scuola, attraverso il punto 4 dedicato alle modifiche da apporre al testo di regolamento sulle prove in lingua straniera del “concorsone”.
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“Dal Cspi, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, sono arrivate alcune osservazioni microgranulari – ha tagliato corto Giannini – che possono essere utili e altre osservazioni macro, come, ad esempio, quelle sulla lingua straniera, ma il parere del Cspi – ha ricordato il ministro – è obbligatorio, non vincolante. Noi andiamo dritti con la nostra linea”.
Viene ora da chiedersi se lo stesso “metro”, la sostanziale assenza di considerazione per il parere espresso dai 36 componenti del Cspi, verrà adottato anche per gli altri rilievi mossi. Come la mancata inclusione dei precari non abilitati nel concorso per Esami e Titoli, l’allestimento di un bando a parte per il sostegno e la richiesta di raddoppiare il punteggio (da 0,5 ad un punto) da assegnare ai partecipanti per ogni anno di supplenza svolta.
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