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Concorso docenti, il Consiglio di Stato lascia fuori laureati non abilitati e diplomati magistrale

Disco rosso, almeno per il momento, da parte del Consiglio di Stato sull’accesso al concorso a cattedra per laureati e diplomati magistrale.

L’atteso parere del 9 giugno, cui ne seguirà un secondo nella terza decade del mese, ha infatti prodotto, con ordinanza n. 2163/2016, la negazione dei provvedimenti cautelari già resi un mese fa e disposto la discussione urgente del merito, perché potrà essere sempre predisposta “una prova riservata di esami” in caso di accoglimento.

“Ciò vuol dire che dopo mesi o anni, il concorso dovrà essere rifatto, se saranno accolte come in passato le doglianze dei ricorrenti per la scuola dell’infanzia e della primaria”, tuona il sindacato Anief, patrocinante di un numero altissimo di ricorsi.

“Ma fa ancora più discutere l’ordinanza n. 2162/16 che – continua l’Anief – ignora una prima ordinanza di accoglimento con cui la stessa sezione del Consiglio di Stato ha ammesso due laureati al concorso, e una seconda di riesame, negata al Miur, con cui in assenza di fatti nuovi la stessa Sezione ha respinto la richiesta dell’avvocatura dello Stato di sospensione dell’ordinanza di accoglimento. La legge ora sembra chiara e nessuno senza abilitazione può chiedere di entrare; peccato, però, che già alcuni hanno potuto partecipare su ordine degli stessi giudici”.

 

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La battaglia legale finisce quindi qui? Nemmeno per sogno. Almeno a leggere le intenzioni palesate dal sindacato autonomo. Il quale annuncia di voler “reinvestire il Collegio della questione e richiedere, persino, il coinvolgimento dell’Adunanza plenaria, in caso di palese contrasto giurisprudenziale”.

Ad oggi, rimane confermato, invece, il via libera al concorso per gli Insegnanti Tecnico Pratici e i docenti di ruolo. E anche per i docenti che stanno conseguendo un titolo di abilitazione o una specializzazione presso le Università: in base al decreto monocratico n. 2057/2016, sempre il Consiglio di Stato li ha ammessi alle prove, anche per loro suppletive, nel rispetto delle “esigenze di parità di trattamento e tutela del legittimo affidamento”.

“Sempre che non ci ripensi il Collegio visti i precedenti perché, a questo punto, la giustizia sembra agire ad orologeria o a giorni fasti e nefasti. Se discuti la causa, un giorno hai ragione, un altro hai torto”, commenta ancora l’Anief. Per poi concludere, amaramente: “tutti gli altri ricorrenti dovranno o aspettare una terza e diversa pronuncia del Consiglio di Stato entro quest’estate o la discussione di merito dei ricorsi quando potrebbe essere, persino dopo anni, ordinato lo svolgimento per gli stessi di una prova suppletiva”.

Certamente, ci auguriamo tutti, probabilmente in testa proprio chi ha presentato ricorso, che le cose non vadano così: attendere anni per svolgere una prova concorsuale rappresenterebbe un’amarissima vittoria. Anche perchè nel frattempo, gli stessi ricorrenti potrebbero aver conseguito l’agognata abilitazione . E forse anche aver svolto il “concorsone”, dalla porta principale e senza aver più bisogno delle carte bollate e del sì del giudice.

 

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Alessandro Giuliani

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