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Concorso docenti, la carica dei 200mila: 1 su 3 ce la farà

Ancora pochi giorni e il bando per assumere circa 63mila nuovi docenti nei prossimi tre anni sarà realtà: la conferma è giunta di recente dal ministro Giannini.

Il responsabile del Miur ha infatti detto che “l’iter, come sempre nel nostro Paese, è complesso, ci sono vari atti formali in corso: l’1 dicembre è martedì prossimo, se non sarà l’1 sarà il 2, ma siamo in dirittura d’arrivo“.

Questa volta la selezione non sarà aperta a tutti, ma potranno accedervi solo gli abilitati: a dire il vero, anche nell’ultima tornata concorsuale l’accesso fu limitato ai soli abilitati all’insegnamento, ma in quel caso furono ammessi anche tutti i laureati sino al 2002. Nei “concorsoni” precedente, invece, come quello bandito nel 1999 e svolto l’anno successivo, ma anche quello svolto all’inizio degli anni Novanta, furono ammessi alle prove tutti coloro che erano in possesso del solo titolo d’accesso, anche se non abilitati.

Ai nastri di partenza del primo concorso dopo la Legge 107/15, saranno quindi coloro che hanno svolto con successo i corsi Pas, Tfa, di scienze della formazione primaria. E anche coloro che si sono abilitati all’estero.

Saranno loro spartirsi i 63.700 posti disponibili e da assegnare sino al 2018. Questa la suddivisione annunciata delle cattedre: 6.800 per la scuola dell’infanzia, 15.900 per la primaria, 13.800 per la secondaria di primo grado e 16.300 per la quella di secondo grado. Poi ci saranno quasi 11mila da dividersi tra docenti di sostegno (per i quali però si svolgerà una selezione a parte) e i rimanenti non assegnati attraverso la fase C ancora in corso.

Secondo le previsioni, i candidati dovrebbero sfiorare quota 200mila, con uno su tre che si ritroverà in questo modo aperta la porta del ruolo nel modo più diretto. Ad alzare il numero di aspiranti docenti, inizialmente stimato poco sopra i 160mila aspiranti prof, è la sicura ammissione di alcune decine di migliaia di diplomati magistrali entro l’anno 2001/2002. Perchè la maturità magistrale conseguita sino al 2002 è stata riconosciuta, in modo inequivocabile, come titolo abilitante attraverso il D.P.R. del 25 marzo 2014, che ha fatto suo il parere del Consiglio di Stato n. 4929/12. E molti di loro, non a caso, hanno anche prodotto ricorso per accedere nelle GaE.

A proposito di ricorsi, aspettiamoci l’ormai solita impugnazione al Tar anche per l’accesso allo stesso concorso per titoli ed esami in via di pubblicazione: l’Anief, a tal proposito, ha già affilato le armi, sostenendo che l’applicazione della riforma, che limita l’accesso ai laureati, è valida solo per coloro che si sono laureati dopo l’approvazione della L. 107/15, quindi chi ha acquisito il titolo prima del 16 luglio scorso dovrebbe essere ammesso alle prove. Il sindacato, inoltre, sostiene che il 40% dei posti messi a bando vadano assegnati ai precari che hanno svolto almeno tre anni di servizio presso la stessa amministrazione.

 

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Le operazioni di selezione si dovrebbero svolgere a partire dal mese di febbraio 2016 sino a metà estate dello stesso anno: l’obiettivo del Miur, francamento un po’ ambizioso, è arrivare ad assumere i primi vincitori di concorso già con l’avvio del prossimo anno scolastico.

Per quanto riguarda i test di accesso, stavolta saranno attivati solo per i candidati a ricoprire un posto nella scuola dell’infanzia: considerando anche che nelle GaE sono rimasti circa 30mila precari di questo ci ciclo scolastico, al Miur si aspettano infatti un alto numero di aspiranti maestri. Che vanno necessariamente pre-selezionati (rispondendo ad una sessantina di quesiti).

Tutti gli altri aspiranti docenti – di primaria, medie e superiori – passeranno direttamente alle prove “vere” e proprie. Che saranno composte non più da quesiti di cultura generale ma più attinenti alla disciplina di appartenenza e alla legislazione scolastica. Non si esclude un secondo scritto che andrà a verificare le capacità d’insegnamento, attraverso una sorta di lezione simulata. Anche l’orale dovrebbe ricalcare gli stessi contenuti. I programmi da studiare saranno gli stessi dell’ultimo “concorsone”: al Miur avrebbero voluti aggiornarli, ma il solito ginepraio di norme della PA non è stato possibile.

Il concorso, anche questo è ormai pressoché certo, si baserà sulle nuove classi di concorso, per le quali in settimana si è espressa anche la commissione Istruzione del Senato: nessun problema, ci ha spiegato alcuni giorni fa la deputata Pd Maria Grazia Rocchi (relatrice del testo alla Camera), perché nel bando saranno inseriti solo il numero complessivo dei posti da assegnare ad ogni ciclo scolastico. La definizione delle nuove discipline, su cui andranno abbinati i posti, si definirà poi nelle prossime settimane. 

 

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Alessandro Giuliani

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