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Concorso docenti, “meglio candidarsi quando si frequentano le elementari, così a 24 anni si diventa prof”: il post satirico

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Si parla molto spesso del reclutamento dei docenti in Italia, per molti considerato un percorso macchinoso e estremamente complesso e lungo, fatto di anni e anni di precariato, concorsi a non finire, test, anni di prova e quant’altro.

Il consiglio amaro

Il famoso portale satirico Lercio ha dato un consiglio a chi, nel futuro, volesse cimentarsi nell’impresa di diventare docente in Italia. “La soluzione è iniziare a fare il concorso dalle elementari, appena riesci a capire come scrivere e fare di conto. Da lì in poi la strada sarà tutta in discesissima! Non dovrai far altro che passare qualche esamuccio e la situa sarà bella che veloce! Così a 24 anni sarai prof. Finalmente una buona notizia per gli aspiranti docenti, mestiere che in questo Paese è sempre più ostacolato da burocrazia inutile, organizzazione arcaica, metodi di insegnamento inadeguati”.

“Prova scritta, esame pratico, prova orale, salto di un fossato infestato da alligatori, esposizione rigorosamente a memoria (ballando una quadriglia) del ‘5 Maggio‘ di Alessandro Manzoni, tiro con l’asta, staffetta mista a singhiozzo, arrivare a fine mese attraversando anni di precariato effettuando ripetizioni e piccoli lavori per sopravvivere, sono queste le piccole prove che aspiranti professori stanno effettuando in tutta Italia dopo la riapertura dei concorsi per docenti. La selezione sarà effettuata in brevissimo tempo e garantirà ai pochi vincitori una cattedra a non meno di settecento chilometri da casa, per temprarsi le ossa, a quarantacinque anni”, si legge ancora.

Perché i giovani non vogliono più fare i docenti?

Ovviamente, si scherza; ma il post serve anche a riflettere su una tematica quanto mai attuale. Come abbiamo scritto ieri, secondo Ocse uno dei fattori che non spingono i giovani italiani ad avvicinarsi alla professione di docente – secondo lo studio – è la percezione di scarso apprezzamento da parte della società. Altro forte motivo di demotivazione è lo stress. Una condizione particolarmente accentuata in Italia a causa dell’impegno richiesto dall’attività in aula, ma anche dagli impegni burocratici e dalla progressione lenta di carriera.

Quello che emerge, in generale, dal rapporto, è che la classe docente europea sia formata prevalentemente da donne in età avanzata. E che lo squilibrio di genere è dovuto al permanere dello stereotipo che lega le donne ai lavori di cura.

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