Categorie: Politica scolastica

Concorso docenti, perché non escono i bandi?

Cresce l’attesa per il concorso per selezionare 63.712 nuovi docenti, di cui, ad oltre due mesi dalla scadenza della Legge 107/15, si sono perse le tracce.

Dai rappresentanti del governo si continuano ad annunciare scadenze (l’ultima da parte del ministro Giannini che aveva indicato la prima settima di febbraio), sinora tutte sistematicamente disattese.

Intanto, tanti dei 200mila candidati potenziali si chiedono i motivi di uno slittamento così lungo per la pubblicazione dei bandi, probabilmente quattro, più del regolamento che servirà ad allestire le commissioni giudicatrici delle prove dei candidati (tutti rigorosamente già abilitati).

Anche perchè l’attesa potrebbe allungarsi oltre modo. A quanto risulta alla Tecnica della Scuola, i bandi rimarranno “congelati” almeno sino a quando l’ultimo decreto che riordina le classi di concorso rimarrà al palo.

Per rendere il testo meno esposto a eventuali reclami o ricorsi, è stato infatti scelta la strada del decreto presidenziale: più lunga, ma decisamente più sicura.

Ora, finché su quel decreto, già approvato dal Governo attraverso il Consiglio dei ministri, in prima battuta in piena estate e in via definitiva a fine gennaio, non verrà apposta anche la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il “concorsone” sarà bloccato. Dal Quirinale la danno per imminente. Ma visti i precedenti sull’iter del testo, è meglio non illudere nessuno.

 

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Ricordiamo che attraverso il nuovo regolamento verranno accorpate e semplificate le classi di concorso esistenti, approvate nel 1999, che passeranno da 168 a 116.

Verranno poi introdotte 11 nuove classi per l’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado, fra cui la classe A-23, Lingua italiana per discenti di lingua straniera, e alcune classi relative a nuovi indirizzi della scuola di II grado, come quello musicale e coreutico.

E arriveranno anche 2 nuove classi di concorso che riguardano posti di insegnante di materie tecnico-pratiche.

Con l’adeguamento delle classi di concorso ai nuovi ordinamenti universitari, alcune categorie di laureati finora escluse dall’insegnamento di materie coerenti con il loro piano di studi, potranno inoltre accedere agli specifici percorsi abilitanti. I laureati in Scienze politiche, ad esempio, potranno insegnare discipline giuridiche ed economiche; gli ingegneri, matematica e scienze nelle medie.

 

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Alessandro Giuliani

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