Dopo vent’anni di attesa torna il concorso di religione cattolica. Anzi, i concorsi saranno due: uno ordinario, per poco meno di 2mila posti a disposizione frutto dell’accordo Cei-Ministero del 9 gennaio 2024, e uno straordinario, riservato ai precari storici della disciplina, con oltre 4mila cattedre da assegnare a tempo indeterminato. Per saperne di più, conoscere i tempi di uscita dei bandi (in parallelo), di attuazione delle prove, ma anche per capire chi potrà candidarsi e partecipare alle selezioni, oltre su come prepararsi alle verifiche, La Tecnica della Scuola è andato a fare visita ad Orazio Ruscica: il leader dello Snadir, il primo sindacato in Italia dei docenti di religione con quasi 10mila iscritti, ha spiegato come ci si candiderà alle due procedure, su quali argomenti volgeranno le prove (scritto e orale per l’ordinario, solo il colloquio per lo straordinario), i probabili tempi di realizzazione delle procedure, le modalità di valutazione e anche quando potrebbero entrare in ruolo i primi vincitori.
“Il concorso ordinario – ha spiegato il sindacalista prevedendo un numero di partecipanti ridotto – si baserà su una prova scritta selettiva e una successiva orale: probabilmente lo scritto si baserà sulla procedura in uso in questi ultimi anni, quindi attraverso test a risposta multipla con alcune domande che riguarderanno la lingua inglese. La ripartizione dei punteggi probabilmente sarà uguale a quella utilizzata per gli altri dei docenti di posto comune: 40 punti per lo scritto, 40 per l’orale, 20 per titoli e servizi. Per parteciparvi serviranno due titoli: il titolo di studio per insegnare religione e l’idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano entro 90 giorni dalla pubblicazione del bando”.
La maggior parte dei candidati parteciperà però al concorso riservato, che verrà bandito assieme al primo, “in modo contestuale, immaginiamo nelle prossime settimane” ha sottolineato Ruscica. “Probabilmente, però, avranno iter diversi perché l’ordinario potrebbe essere un po’ più lento, mentre lo straordinario, che prevede solo la prova orale, dovrebbe procedere in modo molto più veloce”.
E ancora: “Il concorso ordinario immaginiamo che entro un anno dal bando dovrebbe comunque concludersi, mentre lo straordinario assai prima: ci auguriamo che al primo settembre di quest’anno già un primo gruppo di docenti possa essere immesso in ruolo”.
Ruscica ricorda che si è arrivati alla sessione riservata ai precari dopo “il successo dello Snadir in Corte di Giustizia Europea, la quale nel 2022 ha riconosciuto per i docenti di religione gli stessi diritti dei docenti precari delle altre discipline ribadendo che il rapporto di lavoro dei docenti a tempo determinato oltre 36 mesi è un abuso, ancora di più perché la reiterazione delle supplenze per gli insegnanti di religione è in alto numero decennale se non ventennale. A quella sentenza ne sono poi seguite ben 47 della Cassazione”.
Nel mese di giugno 2022, il Parlamento ha recepito la sentenza delle Corte europea approvando il comma 2 dell’articolo 1 bis della legge 159: “la procedura straordinaria – continua il numero uno dello Snadir – è riservata a coloro che hanno svolto 36 mesi di servizio. Dovranno svolgere solo una prova orale: è la stessa modalità di esame utilizzata per i posti comuni nel 2018, questo è un notevole successo”.
Cosa chiederanno le Commissioni ai candidati? “Si svolgerà un colloquio di tipo didattico-metodologico, cioè una lezione simulata. Sarà una prova non selettiva, perché tutti i partecipanti verranno inseriti in una graduatoria che non decadrà, quindi non cesserà l’efficacia dopo un triennio, producendo invece i suoi effetti anche negli anni successivi, fino al suo totale esaurimento”.
Ruscica non nasconde che si tratta di “un grandissimo risultato, perché il collega ha la certezza che viene inserito in graduatoria in base al punteggio che conseguirà tra prova orale, servizi e titoli, poi si procederà allo scorrimento di questa graduatoria”.
Rimarranno comunque all’incirca circa 7-8.000 posti vacanti che per legge continueranno a essere gestiti dalla Cei, “anche se dobbiamo ricordare che il datore di lavoro è l’amministrazione statale cioè il Ministero dell’Istruzione. Questi posti verranno utilizzati tramite la procedura dell’incarico annuale cioè ogni diocesi propone ogni anno gli insegnanti riconosciuti idonei per impartire la disciplina”.
La quota del 30%, vincolata al contratto di lavoro a tempo determinato, secondo Ruscica “appare eccessiva: il nocciolo del problema del problema è che crea precariato, perché questi posti a tempo determinato nel tempo si consolidano. Subito dopo la pubblicazione dei bandi di concorso inviteremo il ministro a riflettere su questo, anche tenendo conto dei pensionamenti futuri: l’obiettivo è portare la quota totale dei posti a concorso dal 70 al 90%, ovviamente in modo graduale anche perché sappiamo benissimo che su molte di quelle cattedre non c’è un solo insegnante, ad esempio quando si ha un part time.
Come si svolgerà la prova orale del concorso straordinario di religione? Secondo il segretario dello Snadir “non sarà un esame sulla sacra scrittura, oppure di teologia o di storia della chiesa o di ecclesiologia: la lezione simulata dovrà tenere conto delle indicazioni nazionali. Se io devo proporre una lezione sul l’avvento del Natale, dovrò per forza parlare di qualcosa che ci appartiene: la nascita di nostro Signore che ha assunto una natura umana, quindi un contenuto attinente alla religione cattolica e alle Indicazioni nazionali, non potrò parlare di Babbo Natale”.
“Come dovrò giustificare alla Commissione perché ho scelto quella lezione inquadrandola in un’unità di apprendimento, perché ho scelto quel percorso di apprendimento più adatto a determinati ragazzi. Si dovrà basare su un dato reale: dovrò motivare perché ho scelto quel percorso. Da questo emergerà la professionalità del docente”.
I contenuti della prova saranno pubblicati 24 ore prima: “Questo è un altro è successo che abbiamo ottenuto. L’abbiamo detto anche al ministro: ogni docente di qualsiasi disciplina e quindi anche di religione va in classe avendo preparato la lezione e la lezione non può essere improntata in cinque o dieci minuti; occorre ragionare. Un professionista della scuola ha bisogno di progettare bene la lezione simulata. Il ministro e l’amministrazione hanno accolto la nostra osservazione”.
Sui punteggi finale da assegnare ai partecipanti al concorso, infine, Ruscica ritiene che “sarebbe più opportuno utilizzare la stessa modalità adottata per le selezioni di altre classi di concorso, cioè valutare il punteggio conseguito nel titolo di accesso e poi aggiungere eventuali titoli aggiuntivi e riconoscere anche l’abilitazione conseguita nel 2004 nel precedente concorso, anche se quest’ultimo aspetto riguarderà solo 200 docenti ancora in graduatoria dopo avere vinto il bando di concorso del 2004”.
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