I lettori ci scrivono

Concorso docenti, una scelta non modificabile

Cari lettori,

Sono un professore di diritto ed economia (CDC-A046) residente in provincia di Alessandria che ha superato il Concorso 2020 in Lombardia.

In questi giorni si stanno scorrendo le graduatorie in vista dell’immissione in ruolo. Vi è tuttavia un elemento particolarmente importante che finirà per condizionare, e non di poco, le sorti per la mia sede di destinazione: benché sia stato possibile effettuare la preferenza su base provinciale, non si è potuta invece ripetere la medesima scelta sulla regione, vincolandola a quella che era stata espressa inizialmente, in occasione della domanda di concorso, inviata più di tre anni fa.

In quello che era il lontano 2020, sia per ragioni logistiche che personali, spuntai nella domanda la Regione Lombardia.

Tuttavia, a distanza di anni, superato il Concorso, desidererei invece restare in Piemonte, regione dove vivo, insegno come supplente e sono da più di un anno iscritto nelle GPS di Alessandria.

Ciò che mi preme sottolineare è che la domanda era stata effettuata nel 2020, ma durante questo tempo ha avuto luogo la pandemia, le prove del concorso sono state svolte nel 2022 (per la mia CDC) e l’immissione in ruolo è a partire dall’anno scolastico 2023/2024.

Nel corso degli anni i contesti personali e familiari, oltre che lavorativi delle persone, possono cambiare. Vi è da immaginarsi in tutto questo lasso temporale.

Quello che intendo contestare è il fatto che, nonostante la prova sia stata nazionale (unica per tutti a seconda del turno e informatizzata) sia per lo scritto che per l’orale (quest’ultima nel mio caso si teneva a Milano, esattamente come per i candidati delle altre regioni del Nord Italia), non sia stata fornita successivamente la facoltà di poter altresì effettuare nuovamente la preferenza sulla regione (o che non vi sia stata un’opzione per coloro che quantomeno vivono nelle province di confine tra una regione e l’altra, cosa che riguarda ad esempio la Provincia di Alessandria), benché siano trascorsi diversi anni dalla domanda del 2020.

Ad appesantire ulteriormente il quadro vi è il fatto che, qualora si optasse per la rinuncia, non sarà più possibile diventare di ruolo, se non superando un nuovo concorso.

Sulla base di queste premesse e del contesto delineato pongo la seguente domanda: ma cosa sarebbe costato al Ministero o agli USR, fornire ex novo la possibilità di poter effettuare una preferenza sulla regione, considerato che le prove scritte erano uguali per tutta Italia?

Con questa lettera intendo non solo condividere la mia situazione (che riguarda anche altri docenti), ma sperare che in un prossimo futuro si possa venire maggiormente incontro ai candidati, non trattandoli solo come se fossero dei numeri, rammentando il fatto che la condizione di una persona può variare anche in poco tempo, così come l’esigenza di poter cambiare la regione di destinazione lavorativa (senza dover indispensabilmente attendere un vincolo triennale).

Lorenzo Marchetti

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