Innanzitutto, visto l’allungarsi dei tempi, ci sarà un evidente slittamento della data del test preselettivo che, nella migliore delle ipotesi non si svolgerà prima di metà luglio. Insomma quest’anno i docenti che parteciperanno agli esami di stato avranno un bel da fare tra lavori in commissione e preparazione alle prove.
Ma quale tipo di prove? Si tornerà alla tanto criticata procedura del 2011 con librone gravido di circa 5.000 test, poi diventati meno di 4.000 a causa di numerosi errori, all’interno dei quali erano presenti le cento domande della prova? Pare proprio di no. Le domande saranno a risposta aperta e senza possibilità preventiva di esercitarsi. Insomma tutto ex novo: ma quanto lascerà un procedimento di questo genere alla discrezionalità dei correttori? Si apre la strada a brogli fin dalla prova preselettiva, che furono (almeno così sembrò) evitati nella tornata precedente?
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Poi, al vaglio del gruppo di lavoro, c’è la possibilità di portare le prove scritte da 2 ad 1. In sintesi potrebbe saltare la prova scritta che prevedeva 2 fasi: una prima, riguardante quesiti a risposta sintetica, su sistemi formativi e ordinamenti degli studi in Italia e nei paesi europei, modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, conoscenze delle aree giuridico-amministrativo-finanziaria, socio-psicopedagogica, organizzativa, relazionale e comunicativa; la seconda prova, invece, di carattere pratico doveva riguardare l’analisi e la soluzione di casi concreti.
Alla luce di un criterio di semplificazione (sic dicitur) si passerebbe a una sola prova scritta con domande a risposta aperta, di cui comunque sarebbero sempre opinabili la modalità e i criteri di correzione.
Semplificare, ridurre, economizzare fatica e impiego di risorse umane. O aprire la strada a sempre maggiore discrezionalità dei commissari in fase di correzione e ai soliti favoritismi?
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